Forse
per essermi aspettata troppo o appena per mancanza di feeling,
l’indifferenza è stata l’unica sensazione al termine della lettura.
Conrad mi ha portato a considerazioni appena aride, buone più per un
corso di psicologia che per altro. Ho sentito il racconto come un lungo
sogno carico di simboli e di ricerca interiore: per prima l’acqua,
rappresentazione di un utero materno calmo e buio come anche di
purificazione, con la nudità del fuggiasco simile a quella dei feti.
Poi l’incontro tra due uomini: un giovane insicuro, comandante di una
nave e di una ciurma ancora sconosciute - più come nella vita che in
un’imbarcazione reale -, l’altro nudo e candido affiorato dal mare:
incontro tra due esseri fin troppo simili. .
L’insicurezza interiore del comandante (…ma mi chiedevo quanto mi
sarei mostrato fedele a quell’ideale concezione della propria
personalità che ogni uomo si costruisce segretamente per se stesso)
potrà venir meno, o se non altro trovare una svolta, grazie
all’incontro con il suo se stesso ideale trasformato in uomo, grazie
quindi ad una visione più obbiettiva di sé, incontro che termina con l’ addio ad “un
uomo libero…che si dirigeva…verso un nuovo destino”.
Chissà:
fossi stata anch’io nel mezzo di una ricerca interiore, forse mi sarei
emozionata o avrei sentito più mio il racconto, invece di perdermi in
freudiane riflessioni.