...ho
ancora due parole dentro su ‘Secret sharer’. Ognuno lo legge
un po’ per ritrovare cose sue no?
A me viene così: noi desideriamo l’affetto per sfuggire al
senso di solitudine, per essere, come si dice, ‘compresi’ (shared?).
E’ una questione di simpatia e non solo di benevolenza; la persona il
cui affetto è soddisfacente per noi, non ci deve soltanto voler bene,
ma ‘dovrebbe’ sapere in che cosa consiste la nostra felicità e la
nostra verità. Cosa c’entra con il ‘secret sharer’? A me
pare c’entri perché il capitano e il ‘forestiero’ s’intendono.
C’è una verità, un’intuizione in profondo che non è facilmente
palpabile e che rifugge tante classificazioni. Si nutre anche di
reticenze non ipocrite e di silenzi. Il capitano, però, annusa il bene
dell’altro e si libera dei fardelli del giudizio. Il suo non giudizio
viene da un lungo cammino umano onesto. Capisce (he shares) la
terribile situazione in cui l’amico misterioso si è venuto a trovare
e, se non lo assolve, nemmeno lo condanna. Non segue i soliti poveri
canoni sclerotici che ci diamo. E’ anche l’istinto che tiene parte
importante nella loro intesa perché l’istinto ha i suoi diritti.
Del
resto dovremmo trovarci nella stessa terribile situazione del ‘Vecchio
Marinaio’ per provare contemplazione per ‘the slimy creatures
in the sea’.