La
felicità è poter dimenticare, poter “uccidere il
tempo”?
“Osserva
il gregge che ti pascola innanzi: esso non sa cosa sia ieri, cosa
oggi, salta intorno, mangia, riposa, digerisce, torna a saltare, e
così dall'alba al tramonto e di giorno in giorno, legato
brevemente con il suo piacere e dolore, attaccato cioè al piolo
dell'istante, e perciò né triste né tediato”.
Questo
splendido inizio della Considerazione
Inattuale di Nietzsche intitolata Sull'utilità e il danno della storia per la vita non
può non ricordare Leopardi che, nel Canto
notturno di un pastore errante per l'Asia, aveva
scritto:
“O
greggia mia che posi, oh te beata / Che la miseria tua, credo, non
sai! / Quanta invidia ti porto! / Non sol perché d'affanno /
Quasi libera vai; / Ch’ogni stento, ogni danno /Ogni estremo
timor subito scordi...”
Se
per Nietzsche le coppie degli opposti sono memoria/oblio,
presente/passato, vita/storia, nell’Elogio
degli uccelli di Leopardi la dicotomia sta tra
Natura e cultura, consapevolezza e inconsapevolezza.
Gli
uccelli leopardiani (“naturalmente le più liete creature del
mondo”) “ridono” e sono felici perché hanno una
grandissima forza e vivacità, e un grandissimo uso d'immaginativa
ma, si badi bene, “non di quella
immaginativa profonda, fervida e tempestosa, come ebbero Dante, il
Tasso; la quale è funestissima dote, e principio di sollecitudini
e angosce gravissime e perpetue; ma di quella ricca, varia,
leggera, instabile e fanciullesca; la quale si è larghissima
fonte di pensieri ameni e lieti”.
Come
le pecore di Nietzsche gli uccelli di Leopardi sono comunque
anch'essi “appesi al piolo dell'istante” e la loro
inconsapevolezza è costituita dall'essere immuni da quella
“malattia storica” che faceva scrivere a Nietzsche: “L'uomo
chiese una volta all'animale: perché non mi parli della tua
felicità e soltanto mi guardi? L'animale dal canto suo voleva
rispondere e dire: ciò deriva dal fatto che dimentico subito quel
che volevo dire -- ma subito dimenticò anche questa risposta e
tacque...” (F.
Nietzsche Sull'utilità e il danno della storia per la vita).
(Su
Nietzsche, vedi anche la prima costellazione sul Papageno
del Flauto Magico di Mozart e la sedicesima sui Greci)