di
Gabriella Alu
Nei
Maestri
Cantori di Norimberga di Wagner, Walther dice ad Hans
Sachs di avere appreso a cantare ascoltando gli uccelli: "Nella
foresta laggiù, dimora degli uccelli/io appresi anche il
canto".
Proust, che pure ama profondamente la musica del compositore
tedesco, scrive però in All'ombra
delle fanciulle in fiore:
“È sempre difficile capire, anche nei
Maestri Cantori, come un artista possa inventare la musica
ascoltando il cinguettio degli uccelli”.
Di
uccelli, nella Recherche,
ne troviamo in abbondanza ma, se sono reali, quelli piccoli non si
vedono mai anche se se ne ode il cinguettio.
Se sono apprezzati è perché i boschi in cui si trovano evocano
pace e silenzio. Il Narratore non li apprezza certo per il loro
canto, perché il canto che a lui risulta meraviglioso è quello
prodotto da uno strumento costruito dall'uomo: il violino nella
Sonata di Vinteuil.
Come
sempre in Proust, la “natura” ha senso solo nella elaborazione
culturale che ne viene fatta, e se di tutto il mondo animale solo
gli uccelli sono presenti in massa è perché essi vengono
utilizzati da Proust per un gioco infinito di spostamenti e
rimandi.
Uccelli dunque come simbolo e metafora di elevazione e letizia
(gli angeli di Giotto volteggiano in cielo come uccelli che, a
loro volta, rimandano agli aviatori di Garros) ma anche e forse
soprattutto di solitudine (il grande uccello "solitaire
et hatif" che
il Narratore indica ad Albertine), di desiderio erotico, di vita/
morte, di morte/resurrezione, di libertà/schiavitù (la
prigioniera Albertine viene esplicitamente, e con sadico
compiacimento, paragonata ad un uccello in gabbia).
Se i grandi uccelli appaiono come piccoli aeroplani (Agostinelli
--- lui, così amato --- era morto precipitando in mare con il suo
aeroplano), il cielo notturno di Parigi durante la guerra è
solcato da piccoli aeroplani che appaiono come enormi
uccelli.
E
uccelli simbolici e coloratissimi si affollano, a coppie, sui
sontuosi abiti di Fortuny e richiamano quelli che, sempre a coppie
(il doppio come allegoria dell'ambivalenza?) , il Narratore
ritrova sui capitelli bizantini di San Marco...
E c'è poi tutto un rincorrersi di riferimenti e citazioni che
riguardano uccelli mitologici e favolosi: dallo strawinskiano "Oiseau
de feu" dei
Balletti Russi alla fecondazione di Leda da parte di Giove
trasformato in cigno; dal pavone (l’uccello preferito da
Giunone) all' Uccello del Paradiso dal piumaggio molto colorato, a
quello di Roch delle "Mille
e una Notte" che
si nutre di carne umana...
Gli
uccelli sono usati per descrivere e caratterizzare gruppi ed
individui: quando sulla diga di Balbec compaiono per la prima
volta le “jeunes
filles” esse sono
paragonate a un gruppo di uccelli pronti a spiccare il volo ed in
cui solo “l'appassionato distingue presto i
cinguettii particolari di ciascun uccello che il profano
confonde”.
Anche la descrizione della duchessa di Guermantes, di Saint Loup,
di M.me Verdurin e di innumerevoli altri personaggi è tutta
“ornitologica”, ma il riferimento all’identità sessuale
diventa esplicito quando --- nella grande scena dell'
accoppiamento tra Charlus e Jupien in "Sodoma
e Gomorra" ---
i due vengono paragonati ad “uomini-uccelli” e ad
“uomini-insetto” o quando l’aquila a due teste --- emblema
della monarchia austro-ungarica -- incisa sull'anello di Albertine
e che il Narratore ritrova nei decori veneziani si rivela simbolo
e prova concreta della bisessualità dell' amante morta.
Non è certo dal mondo animale che scaturiscono i momenti magici e
felici in cui, nella Recherche,
la dimensione del tempo (e dello spazio) viene superata...
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