L’uomo chiese
una volta all’animale:
perché non mi
parli della tua felicità,
e soltanto mi
guardi?
(F. NIETZSCHE, Considerazioni inattuali)
TAMINO: Chi
sei?,
PAPAGENO: Bella
domanda!
(W. A. MOZART
& SCHIKANEDER, Die Zauberflöte)
Contemplare
per esempio gli uccelli, impaniarsi in tanta beatitudine, ma poi
cercare le parole per dare eco all’incanto… ecco le stupidaggini
che combinano gli intellettuali. Né c’è verso di farli smettere.
- Ma che sarà mai questo bisogno incorreggibile di mettere il
proprio Io-Io-Io
al
posto del pio-pio
degli uccellini?... Avrebbe
detto il Nostro: tanto vale, meglio non nascere.
A
proposito della contemplazione degli animali, Nietzsche
s’affratellò così tanto a Leopardi da sfiorare il plagio: come
il Pastore Errante, anche lui centellinò l’invidia splenetica e
faustiana per l’animale “attaccato al piolo dell’istante, e
perciò né triste né tediato”.
Ma
entrambi erano troppo sottili per non sapere che
voler
essere un
passero, foss’anche per un istante solo di icaresca voluttà, è
già sbagliare strada. Perfino Umberto Saba, noioso ma dalle nevrosi
coscienti, sapeva che voler essere vuol dire non
poter essere più: non vale mica solo per l’amore che chi cerchi
non trovi!... – E infatti: che la destra non sappia mai cosa
faccia la sinistra è certo la soluzione di tutto, ma anche un gran
bel koan:
risolvibile alla leggera solo fin quando, come Papageno, non si sa
neppure che esista.
All’opposto,
è il “ben dell’intelletto” il Male! Il “fatti non fummo /a
viver come bruti” la trappola, l’inizio della dolenza
labirintica! - Né basta, per lobotomie più o meno simboliche
(10 ore al giorno di tivù?), ridursi a primitivi: tra
Polifemo e Papageno, ci facessimo spensierati, da quale parte
cadremmo mai?
Inarrivabile
come don Giovanni, Papageno non sa niente, neppure di sé e della
sua mamma: e tutto sempre da naïf
vero, senza trucchi socratici e narcisetti, senza mai sapere
di non saperlo... eccolo, il segreto dei segreti del Tao, restituito
da Mozart e Schikaneder in poche sublimi filastrocche!
Questo
Forest Gump della foresta è la soluzione viva (altre esistono?) del
problema che lui non sa: ignorando l’Aut-Aut angoscioso
tra poligamia o paternità, passa dalla prima alla seconda senza un
residuo di rancore.
Per
invidia livorosa lo chiameremo “Paradosso Papageno”: rovesci
come un guanto il Filisteo (“Una vogliuzza per il giorno, una
vogliuzza per la notte, fermo restando la salute”, Nietzsche) che
s’avanzava ingordo tra i fumi dei nuovi zum-zum a vapore, e trovi
pronta la papagena felicità.
Ma
allora?
(Su
Nietzsche, vedi anche la costellazione
12 e la sedicesima sui Greci)