"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 7, maggio 2004                                          


Ogni scrittore, come ogni persona, ha le sue stelle d’orientamento, e a sua volta è stella (danzante?) per altri. 

Proviamo a segnalarne qualcuna

 

"Fondamenta degli Incurabili" di Iosif Brodsky

 


 

 

16. Herman Hesse

 

 

 


 

…adorava il Mare. In quel Paese è il massimo dell’approssimazione alla libertà. 

(I. Brodskij, Fuga da Bisanzio)

 

Ma cosa sarà mai che a Venezia acceca a prima vista? Probabilmente l’opacità sfocata, da città "in acqua, sanza mura" (Fr. Sassetti), “fiore bianco rosato” - scriveva la Campo a Mita - sperduto tra creste livide d’onde schiumanti, incorporee come solo i colori. Epperò, quale nettezza smerigliante quell’oceano di pietre! A osservarle dall’alto - una volta saliti sul campanile di San Giorgio Maggiore -, a guardarle di lì, le pietre paiono avvampare in fiammate d’oro, come pedinassero l’incedere tremolante dei raggi, tra gli ammicchi maliosi del sole che gioca, le ferisce e le carezza, blandendo certa essenza loro lucertolesca. Perché la città è davvero un “girasole” (Nicol), e non soltanto per via del selvatico suo tendere a Oriente della Sublime Porta. 

Hesse fissava la Laguna, la vedeva “immobile, piatta come uno specchio […] incessantemente ravvivata da colori, in modo completamente diverso dal mare aperto, poiché anche i colori più vivaci non assumevano mai la trasparente chiarezza dell'acqua di mare, ma erano tutti attutiti come da una stessa mano di fondo, color bianco latte, assumendo quindi sfumature più tenere, più differenziate, più fugaci. Venezia non sarebbe Venezia se fosse in mare aperto; ogni mattina avvertivo l'enorme differenza tra mare e laguna. I colori giubilanti e luminosamente freschi del mare mosso priverebbero Venezia dell'ornamento che le è più proprio: colori velati, di sogno, nascostamente cangianti (H. Hesse, La Laguna, 1901).

 

E a scorrer quelle pagine vien fatto di ricordare le pennellate grasse, ipnotiche, di Valeri, e la sua laguna, somigliante a una prateria sottovento: calma, ondulata, senz'altra voce che un continuo fruscio d'erbe lievemente mosse. Sulla piana verd'azzurra pascolano grandi vele erranti, baie, o pezzate di bianco-grigio e di grigio-nero; sopra, si spazia, appena un poco più chiaro, un altissimo cielo dove vanno e vengono greggi di nuvole candide, avviate al glorioso macello del tramonto.” (Valeri, Guida Sentimentale di Venezia): “il tuono delle grandi acque, che cresce come cresce l'ombra...” (G. D'Annunzio, La Nave).


 

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