...dimenticare
tutti i miei scrupoli […] in un luogo dove è assente tutto ciò
che
può stimolare il senso morale. Sono stufo di moralità. Tu
no?
Rolfe,
Letters to Mr Dawkins.
Coltivare
l’arte soave di farsi nemici: bon mot whistleriano o epitome
d’un’esistenza mendace e squilibrata, quella di Frederick
Rolfe? “Scalcinato e timido individuo dalla faccia di prete”,
papa
mancato (quale bambino non mai vellicò il sogno d’esser
anche lui Pietra?); pittore da sagrestia interdetto dalle diocesi
di Santa Romana Chiesa per aver foggiato, in una trasfigurazione
di Guglielmo di Norwich, centoquarantanove personaggi sulle
proprie fattezze; poligrafo prolifico e petulante, manipolatore
d’uno stile preziosissimo e menzognero, sbalestrato all’apice
del sollucchero sull’onda marezzante di latinismi corruschi,
fanfole maccheroniche, luminescenze di decomposizione.
Rolfe
a Venezia: quasi meglio di Comisso nei porti d’Oriente; come
dire: fiotti di fulgore e sensualità suadente. Epperò anche
certo spettro di decrepitezza sciancata. Del resto, cosa auspicare
se non un grande
avvenire dietro le spalle,
dopo cinquant’anni sgomitati tra stenti e odi inveterati,
scantonando spesso tenaci scie di conti insoluti, debiti untuosi,
e -a sempiterna costante- il porger limosinante di mani callose?
Ma finalmente a Venezia, dunque Felicità Maniaca. E allora subito
precipitarsi nell’essenza più languida e corvina. Senza
scrupoli di sorta. Solo mare, giovinezza rubizza, e il Canottieri
Bucintoro. “Venezia è l'unica città che con la preziosità dei
propri oricalchi e dei simboli allucinati riesca a costellarsi di
una quantità di determinazioni latenti, dalla umile ed umiliata
vita di tutti i giorni, così raccorciata nel suo raggio, alla
grandiosa raffinatezza di eterna capitale, capace di resistere
alla decadenza del presente.”
Filigrana autobiografica?
“Andavo
a nuotare una mezza dozzina di volte al giorno; iniziavo con la
candida alba e smettevo solo dopo il tramonto del sole che
infiammava tutta la laguna con i colori dell'ametista e del
topazio. […] Immaginate il luminoso universo crepuscolare di un
cielo sgombro di nuvole e di un mare liscio e piatto, tutto fatto
di caldo, liquido, limpido eliotropio, viola e lavanda, con
striature di rame infuocato incastonato di smeraldi che,
dall'altra parte, si fonde nell'incommensurabile blu degli occhi
delle ruote dei pavoni, là dove cresce la luna, rosata come
madreperla. In una simile beatitudine, noi tre avanzavamo con la
nera barcheta, solennemente, silenziosamente, mentre
svaniva l'ultima eco dell' Avemaria.” (The
Desire and Pursuit of the Whole).
In
laguna Rolfe svela la propria eclisse, e, come se chiedesse la
verità vi prego sull’amore,
a rispondergli è nientemeno che il divo Plato: “il
desiderio e la ricerca del Tutto è detto Amore”
(Simposio).
Vendicarsi dunque, vendicarsi della vita agra, inabissandosi anche
nel lusso e nel dolore di scoprire il proprio corpo trepido, ma
troppo tardi. “Giunsi a Venezia in agosto, per una vacanza di
sei settimane; vivevo, lavoravo e dormivo quasi sempre nella mia barcheta.
Sembrava che, continuando a rimanere, sarei riuscito a truffare
autunno e inverno, ma nel modo più leale e onesto. L'effetto di
questo tipo di vita veneziana era tale su di me che mi sentivo un
venticinquenne, in tutto tranne che nell'esperienza priva di
valore e nell'inestimabile disillusione” (op.
cit.).
Nondimeno
sbrigliare la coscienza, e che tragga spontaneamente sino alla
soglia della depravazione! E soltanto per istinto dissipatorio…
Infine, riciclarsi come mezzano. Siamo o non siamo nella “città
contro natura”
(Chateaubriand)? Rolfe tramutato in “losca figura
d’accaparratore di minorenni” (Praz), specie di lenone fervido
e solerte, soprattutto nell’adunare ragazzotti forti di petto,
saggiarne dapprima le
consistenze, per
poi dannarli agli illeciti piaceri di qualche mercante di
passaggio. Così, schiumando sugli scogli del vizio, nascono le
Venice Letters; redatte al solo scopo di inanellare spirali di
lusinghe e lascivia. Ma altro che grettezze
burocratik-ministeriali! Testi di spericolata magniloquenza
stilistica… “La gioventù di Venezia ha un fisico tanto
splendido quanto da nessun'altra parte. In una città in cui
ognuno nuota dalla culla e in cui quasi chiunque abbia più di
cinque anni ha remato (in equilibro e spingendo più che tirando)
da venti o trenta generazioni (...), è possibile vedere (e senza
cercarli) gli occhi penetranti, svelti e freddi, i colli nobili e
saldi, le spalle opulente, le braccia gagliarde, i petti
assolutamente splendidi, i tronchi flessibilmente muscolosi
inseriti nei (e sorgenti dai) fianchi ben compatti, le gambe
lunghe, snelle, fasciate da nervi, i piedi grandi, agili,
sensibili, di quella gioventù immortale alla quale un tempo
l'Ellade donava diademi". Del resto, non recita forse il più
antico statuto remiero? “Si
è costituita in Venezia con il 1° Ottobre 1882 una società che
prende il nome di Bucintoro. Scopo precipuo della Società è
quello di promuovere e facilitare l’esercizio del remo.”
Tutti gli uomini sono più
abbietti di quanto le parole non possano dire.
(riferimenti:
Patto col Serpente e Studi e Svaghi inglesi, Mario Praz; The Quest
for Corvo, A. Symons; New Quest for Corvo, Autori Vari; Geografia
del Desiderio, Donatella Boni.)