"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 7 aprile 2004

 

"Fondamenta degli Incurabili" di Iosif Brodsky

 

        

Ultima Russia

 

No, non sono io, è qualcun altro a soffrire

Io così non potrei, ma quanto è successo

Sia da neri drappi coperto,

E portino via le lucerne...

Notte.

(A. ACHMATOVA, Requiem)

 

“Al ritorno dal confino di Brodskij, i funzionari di partito cercarono di condizionarlo con il solito sistema del bastone e della carota. Gli diedero la possibilità di pubblicare alcune poesie. Nello stesso momento in cui veniva arrestata della gente per detenzione di copie dattiloscritte della trascrizione del processo, gli offrivano di pubblicare una raccolta delle sue opere. Però le autorità ponevano la condizione che Brodskij accettasse di collaborare con la polizia segreta come informatore. In un incontro consultivo con i funzionari del KGB, Brodskij disse, riecheggiando una vecchia osservazione di Sklovskij, “questa nostra conversazione è assurda, perché non stiamo parlando da pari a pari. 

         

“Voi dietro le spalle avete un sistema enorme, invece dietro di me c’è mezza stanza, la mia macchina per scrivere e null’altro”. Dopodiché la prevista antologia di Brodskij fu annullata.”  (S. VOLKOV, San Pietroburgo).

 “Questo gioco continuò, fino al maggio del 1972, quando Brodskij fu chiamato al reparto visti della polizia locale e gli fu detto di partire immediatamente per l’Occidente. 

 

“Quando Brodskij domandò: “E se rifiuto?”, il colonnello della polizia rispose con una minaccia esplicita: “Allora, Brodskij, in un futuro davvero prossimo per lei verranno tempi assai caldi”.

Per restare, Brodskij fece appello direttamente a Leonid Breznev: “Tutto il male che mi è toccato in sorte è stato più che compensato dal bene, e non mi sono mai sentito danneggiato dalla patria. Non mi sento così neppure ora. Poiché, smettendo di essere cittadino sovietico, non cesserò di essere un poeta russo. So che ritornerò: i poeti tornano sempre: in carne e ossa o sulla carta. Voglio credere che avverrà nell’una e nell’altra forma.”

 

Naturalmente, la lettera rimase senza risposta. La perdita del suo Paese fu una catastrofe che Anna Achmatova aveva saputo riassumere in due righe: “E' generalmente noto che chiunque sia andato via dalla Russia, abbia portato con sé il suo ultimo giorno .

Brodskij arrivò a Vienna il 4 giugno. Aveva con sé un piccolo volume di poesie di John Donne della Modern Library, un paio di bottiglie di liquore, e una macchina da scrivere Royal Underwood che all’aereoporto smontarono fino all’ultimo bullone – era il loro modo di dirmi addio (Intervista) 

 

Subito, con una Volkswagen presa in affitto e assieme con l'editore Carl Poffer, si mise a cercare Auden: i due sapevano che stava a Kirchstetten, ma non in quale delle tre.

 

“Le persone della mia generazione non sono minacciate 

da un triste dover tornare - non sapremmo dove...” 

(A. ACHMATOVA, La casa della Suchardina)


 

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