"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 6, dicembre 2003


Ogni scrittore, come ogni persona, ha le sue stelle d’orientamento, e a sua volta è stella (danzante?) per altri. 

Proviamo a segnalarne qualcuna

 

Otto poesie di John Donne tradotte da Cristina Campo e  Patrizia Valduga


10. Ignatius

 


 

Dies irae, dies illa
solvet saeclum in favilla

 Ignazio aux Enfers… come dire a contubernale col Malatasca, assiso sulle equivoche incudini di  melliflui diavolacci metallurgici, tra compagini truffaldine di appaltatori d’Empietà, verminose ombre d’un sottosuolo gaglioffo e cloacale, là dove Perfidia è Carnefice e le ombre machiavelliche ghignano spiritate nella propria Nefandezza... Proprio lì, assieme al Satanasso, fedelissimo suo consigliori, siede ‘Gnazio. Ed è proprio Iñigo Lopez de Loyola, il rampollo belligerante tonsurato giovinetto, sebbene allora alla chierica mal disposto, che per le ferite a una gamba nell’albergo della lontananza fu costretto; e nell’esilio forzato dalla pugna, si fe’ divoratore di auree leggende, folgorando la vita sua sulla via pellegrina a Dio… Il Caritatevole Ignazio de’ Gesuiti, baluginio inesausto del Prope (Povertà Ritiramento, Orazione, Penitenza Esami), ma pure -secondo le epoche- variante subdola dell'arte machiavellica di dominare gli animi. Ecco, nel sogno favolesco di Donne, Ignazio è compare, subtile fellow, di Lucifero, un Devill assai dimesso, pigrizioso e podagroso, costretto al riposo nei propri appartamenti, quasi ignavo governatore di esotici averni imperialperiferici. Donne si diverte, e nell'arguzia modella perle scaramazze di lazzi, nobile dileggio, facendo strame delle astuzie casuite. 

Ignatius his conclave risulta così affresco raffinatissimo dei più tipici tropismi della cultura inglese del tempo; pittura deliziosamente sbalestrata nella critica più ficcante; spietato rogo di quel consesso di ombre inani, uomini macchiati e tenebrosi, che fu il gesuitismo agli occhi anglicani. Il tutto tra furerie rutilanti di invenzioni geniali, pio sacramentare e guizzi di guazza alla Pier Leone Ghezzi (per non dire Hogarth). Ecco allora apparire, tutti riuniti sulla scena infernale, l’orrido Machiavelli, marionetta ideofora d'ogni possibile abile menzogna, sorta di gobba immorale e strapolitica, praticamente un Gloucester, ma più furbo; lo seguono gli astronomi algoritmici, così flebilmente eretici da esser riconsegnati subito alle gioie paradisiache! E, via via nell’enumerazione, sino l’icona delle icone, il Monaco Incappucciato, emblema della sottile via di Perfezione gesuitica, insidioso scantonare tra Persuasione, Retorica e Riserva Mentale. È questo un Donne in cui brilla il cavillo, l’ironica scintilla, ed è ancora lontana la teresiana favilla (de amor viva).

 

Su questo, vedi anche Dei sospiri


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