Starnutire
morti
Perfido
ed espertissimo, Mario Praz, alla fine del capitolo su
John Donne nella sua Letteratura inglese dal medioevo
all’illuminismo,
piazza in nota l’osservazione d’una coincidenza
insopportabile:
“Come
capita spesso nelle immagini barocche, dal sublime al
ridicolo non c’è che un passo nelle prediche del
Donne sulla mortalità. Lo stesso concetto che egli
adopera per suscitare il brivido metafisico, servirà
poi al Dickens per un effetto di sinistro umorismo.
Diceva il Donne in San Paolo, riferendosi a quella
chiesa di Londra piena di tombe, polverosa,
farraginosa e percorsa da correnti d’aria: “Ogni
soffio di vento tra queste mura può soffiare le
ceneri del padre negli occhi del figlio o quelle della
moglie negli occhi del marito o quelle di lui in
quelli di lei, o le ceneri di entrambi negli occhi dei
figli o quelle dei figli nei loro. Ogni grano di
polvere che vola qui è un frammento di
cristiano…” Il Dickens, parlando delle chiese
della City di londra, s’accorse durante la funzione
religiosa d’essere andato aspirando un forte genere
di tabacco da fiuto, che sembra composto dal
disfacimento delle stuoie del legno, del panno, della
pietra, del ferro, della terra e di qualcos’altro:
“E’ questo qualcos’altro il disfacimento di
parrocchiani defunti nelle tombe di sotto? E’ cosa
sicura come la morte stessa. Non solo nella fredda e
umida giornata di febbraio noi tossiamo e starnutiamo
parrocchiani defunti, durante la funzione religiosa,
ma parrocchiani defunti si sono infiltrati persino nei
mantici dell’organo mezzo soffocandoli. Battiamo i
piedi per scaldarli, e parrocchiani defunti si levano
in densi nugoli. Parrocchiani defunti si appiccicano
ai muri, e si posano polverizzati sul cielo del
pulpito, sul capo del sacerdote e quando viene una
corrente d’aria ricadono su di lui.”