Per
John
Donne, in questo numero, una stanza piccola: giusto per
un letto di sussurri. Luogo ombroso e forse persino vuoto dove volano
e svaniscono, come nella casa di Psiche, echi di perentorie parole
d’amore.
Basteranno
allora otto poesie (quelle che hanno in comune
le traduzioni di Cristina Campo e Patrizia
Valduga)? Come sempre, quando qualcosa
accade, il resto si fa silenzio.
Gli
esperti hanno riconosciuto a colpo
sicuro in John Donne una voce - mirabile - d'un'idea
dell'amore che si inaugura con il Simposio
di Platone: sarà certo così. Del resto, se
c'è un mistero per il quale il platonismo ha
creato un albergo perfetto, è stato
l’amore: ecco allora da John Donne, tradotto
da Cristina
Campo e Patrizia Valduga, un grumo di parole ancora intatte, soffi di
fortuna che attraversano gli amanti come nidi
trepidi e provvisori, da scompaginare con
folate di verità ventose.
*°*
Due
poetesse italiane che traducono un poeta
inglese bastano per ricreare la Babele della
traduzione: saggi delle due traduzioni nel libro,
pensieri sul tradurre in tradire&tradurre.
*°*
Le
immagini di questo numero sono di E&F
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