Ma, per finire con ordine lì dove ho cominciato,
destino e volontà son così avversi
Che i nostri piani spesso vanno persi:
nostri sono i pensieri, gli esiti mai.
(Il Re-attore in Amleto, Atto III, sc. 2)
Poiché mai Amleto apparve alla
Madonna, sarà il caso di rimediare?
Una delle settemila implausibili
autorità – quelle che preferiamo -, C. K. Chesterton, insisteva
ad allucinare un Amleto più cattolico che scettico, cattolico anche se
specialista in “grandi spiriti in catene” (Chesterton on
Shakespeare, 1972 edited by Dorothy Collins).
Come nei gialli molto filosofici,
Amleto capisce tutto tranne una quisquiglia: che, per finalmente
salvarsi, non occorre ricercare la prova di una Volontà Ultramondana
blasonata da bolli e patenti imprescindibili, e solo dopo
obbedirLe. Basta invece dire sempre sì a una voce qualunque: persino a
quella d’un Fantasma non più che romanzato, persino a quello
caporalesco e ovvio del papà.
Per contrasto, vedi la molto
domestica Madonna, che, senza questionare le richieste né tanto
meno pretendere prove, obbedisce ad arcangeli appena passeggeri
e laconici al punto da suggerirle quanto basta in un Ave.
Di fronte a cotanta differenza, è
anche inutile cavarsela come fece
T. S. Eliot, il quale, pur
cattolico, scinderebbe Amleto dalla Madonna e scaricherebbe la colpa
sui Tempi non più danteschi ma moderni - e cioè nefasti - in quanto
abitati da uomini incapaci di credere alle apparizioni. Ma questo è un
trucco storicista a cui un
Manzoni, che della storia
contemplava tutto per non crederci, non sarebbe scaduto mai.
Da sempre
Dio gira senza documenti, e ogni incontro è spiccio. Né mai necessitò
di apparizioni o fantasmi: bastandoGli per palesarSi un lebbroso, un
fuoco, un morto, il nulla.