Godi che re non sei; godi che
chiusa
All’oprar t’è ogni via: loco a
gentile,
Ad innocente opra non v’è: non
resta
Che far torto, o patirlo. Una
feroce
Forza il mondo possiede, e fa
nomarsi
Dritto: la man degli avi
insanguinata
Seminò l’ingiustizia; i padri
l’hanno
Coltivata col sangue; e omai la
terra
Altra messe non dà. Reggere
iniqui
Dolce non è; tu l’hai provato: e
fosse;
Non dee finir così? Questo
felice,
Cui la mia morte fa più fermo il
soglio,
Cui tutto arride, tutto plaude e
serve,
Questo è un uom che morrà.
(Adelchi, Atto V, sc.
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…Morire, dormire;
dormire –sognare?– oh, quest’è
l’incaglio:
che sogno verrà nel sonno da
morti,
quando saremo disciolti dal
nodo
letale? - Qui ci si ferma: è il
dubbio
che tanto allunga le nostre
disgrazie.
Chi si rassegna alla frusta e
agli scorni
del tempo, ai torti dei
tiranni, all’onta
del superbo, all’angoscia
dell’amore
schifato, le lenturie della
legge,
l’insolenza degli uffici, gli
scherni
dei mediocri al merito tenace,
quando da solo può saldare il
conto
un facile pugnale?
(Amleto, Atto III, sc.
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«…la perfezione morale è la perfezione dell’arte, e (…)
perciò Shakespeare sovrasta gli altri, perché è più morale.»
(A. Manzoni, Materiali estetici)
«Ricominciamo dunque da
Shakespeare, per esempio da quanto c’è di Hamlet
in Adelchi. Carl Schmitt direbbe che Amleto e Adelchi
devono assomigliarsi, perché sono anche entrambi eroi «da
vendetta» cui a lungo, o per sempre, sfugge appunto la vendetta.
Aggiungiamo che Adelchi è costretto ad amletizzarsi perché sempre
di più, da abbozzo a stesura finale, gli sfugge un banco di prova
storico, la possibilità di impiantare la sua azione su un
conflitto reale, cioè di grande svolta etico-storica: si
dissipa questa possibilità storica del conflitto (vedi il
Discorso sui Longobardi in Italia) ed ecco svanire
l’azione stessa e Adelchi tingersi di amletizzazione, dentro
quella «miseria italiana, con cui del resto già si era provato
l’autore del Carmagnola, e con cui ancora tornerà,
insistente, superbamente analitico, a misurarsi col romanzo.»
(G. Lonardi, Introduzione a
A. Manzoni, Il conte di Carmagnola, Venezia 1989)
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