"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 13  settembre 2007

 


 

n. 13 °*° W. Shakespeare : Fantasmi di Amleto  °*° n. 13

 

 54. Clown & camaleonti

 

 

 

 

 


«toccherebbe alle stelle esplodere in risate.

Ma l’universo è un luogo spento.»

(B. Pasternak, Definizione della poesia, in Mia sorella la vita, Milano 1996)

 

 

Sta per iniziare il dramma di Gonzago che dovrebbe smascherare il re fratricida. Al padre-zio amante della crapula che gli chiede come se la passa, il principe risponde con abissale polisemia: «Eccellentemente, in fede, a piatti di camaleonte. Mi nutro d’aria, infarcita di promesse. Non potete ingrassare i capponi così» (Atto III, sc. 2). – La domanda del Re, How fares, intesa normalmente come un Come va?, alla lettera significava qualcosa come Come va il vostro pranzo? Amleto, come Totò, letteralizza le metafore, e risponde che lui, come i camaleonti, vive d’aria, questo infatti si credeva dei policromi animali, aggiungi però che aria si pronuncia come eredità (air/heir): Amleto è un camaleonte che si nutre di eredità farcita di promesse (il che rimanda alla promessa, nel primo atto, che lo zio fratricida gli fa di lasciargli, a tempo indebito, il regno).

 

 

 

Così, anche se è vero che quello del clown è un «ruolo fisso in ogni compagnia teatrale elisabettiana e per il quale l’autore doveva a tutti i costi creare una parte (per esempio il becchino in Hamlet(G. Melchiori, Shakespeare, Roma-Bari, 2005), è ancora più vero che – caso unico – qui il ruolo del buffone è preso dal principe stesso.

A parte il becchino filosofico, sono quindi di Amleto i giochi di parole, i doppi sensi, i paradossi, le sconcezze… Amleto si dà del resto del buffone da solo quando, in attesa che gli attori inizino lo spettacolo, dice a Ofelia di essere il suo «only jig-maker» (Atto III, sc. 2): alla lettera, «l’unico vostro autore di gighe».

 


 

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