"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 12, settembre 2007                                         

 

             n. 12 °*° William Shakespeare: Spettro delle mie brame - fantasmi di Amleto  °*° n. 12

 


 

 

2. Totò 

 

 

 


 

Da Chi si ferma è perduto,  1960

 

«Mi chiami Giulia…»

«Allora, se permette, la chiamerò Giulietta!»

«Oh! E il suo nome?»

«Per lei sono Romeo. Eh? Beh, sì, un po’ maturotto, un romeo della territoriale (leggera pausa) ma valido»

«No, non è questo no, l’età non conta… Oh, Giulietta che incontra Romeo!»

«E’ un segno del destino»

«Oh Dio, che caldo!»

«Andiamo a rinfrescarci nel giardino. Prego (offrendole il braccio), da questa parte. Attenzione, c’è qualche buca. Qui le buche abbondano, non so perché, le fanno apposta. E’ una specie di hobby. Questo giardino, come lei vede, è un hobbitorio (guarda in alto). Che bella notte, meravigliosa, stellata, lunare… (lei sospira). Sembra proprio una notte fatta per gli innamorati.»

«Oh io non credo più nell’amore.»

«Ah, no?»

«Ho amato una sola volta nella mia vita.»

«Ah, sì?»

«Un attore shakesperiano…»

«Perbacco!»

«…uomo superiore…»

«Un maresciallo?»

«No!, un attore…»

«Ah, scusi, sa, alle volte…»

«Grande interprete del poeta e (pausa ad effetto) un poeta egli stesso. La sua voce era unica, le sue parole, poesia…»

«Fidanzato?»

«Di più!»

«Ah!»

«L’amai senza inibizioni, senza falsi pudori, al di là delle convenzioni, oltre la morte!»

«Morto?»

«No!!»

«Vivo?»

(quasi in lacrime) «Un giorno uscì per comprare le sigarette… non è più tornato.»

(quasi in lacrime anche lui) «Avrà trovato il tabaccaio chiuso!»

«Ma cosa dice!?»

«Alle volte chiudono, sa, non lo dico mica così per dire. Lei non fuma; se fumasse lo dovrebbe sapere che i Tabaccai chiudono… a volte… sa.»

«Parlavamo in versi…»

«Anche i giorni feriali?»

 

«Sempre.»

«Toujours?»

«Lei conosce Shakespeare?»

«Eh, perbacco! Guglielmo? A casa lo chiamavamo William. (Urlando. Lei lo fissa stupefatta). Essere o non essere, questo è il problema! Il mio problema solo lei lo può risolvere, il resto è silenzio.»

«Oh sì, il silenzio…»

«Il silenzio, taraaaà, tararaaaaà…. (canticchia il noto motivo militare)… la seconda parte è migliore: tariiiì, tararaaaà, eccetera eccetera.»

 

«Il silenzio…»

«…è d’oro.»

«Il silenzio del mio cuore tace da tempo.»

«Tse.»

«Chi, chi…» (alza sempre più la voce)

«Ma chi?»

«Chi mai lo farà parlare?»

«Che cosa?»

«Il mio cuore!»

«Io!»

«Lei?»

«Ora!»

 

«Lei pensa solo a me?... ma lei è libero?»

«Beh, libero, in un certo qual senso, cosa vuole, tutti siamo schiavi del bisogno (breve pausa, durante la quale assente gravemente col capo, poi, di nuovo urlando a squarciagola). C’è del marcio in Danimarca?... Mah!»

«Ma lei è senza alcun vincolo?»

«Beh, io sono un vincolo cieco, cara.»

«Non più, io ti porterò dal pelago alla riva.»

«Dal?»

«Dal pelago alla riva!»

«A cercare il pelago nell’uovo? Ci sto!»

 

«Tu Romeo, io Giulietta, rivivremo la scena del balcone.»

«Quando?»

«Stanotte!»

«Ma dimmi dove stai.»

«Oh, facilmente la casa troverai, è di stile veronese, dopo i portici, in campagna.»

 «Ullallà, ma è una cuccagna!»

«I tuoi gusti sono squisiti.»

Entra il cameriere e, poggiando un vassoio con bevande sul tavolo, dice: «I signori son serviti.»

 


 

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