"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 13  settembre 2007

 


 

n. 13 °*° W. Shakespeare : Fantasmi di Amleto  °*° n. 13

 

 52. Il muggito del corvo

 

 

 

 


 

“Nel rialzarsi, Amleto si accorge di aver gravemente danneggiato un formicaio. “Ormai – pensa – e perchè il Caso non mi resti obbligato…” e con un colpo di tallone finisce il suddetto formicaio.”

(Jules Laforgue, Amleto, ovvero Le conseguenze della pietà filiale, tr. di E. Flaiano, Milano 1987)

 

 

Il primo che si nomina, come nella canzoncina branduarda che sanno tutti i bambini, è il topoNon s’è mosso un topo», Atto I, sc. 1): sta del resto per apparire uno Spettro, il cui tempo, del resto, è concluso prima dal «il gallo, la tromba del mattino» (Atto I, sc. 1; ma anche Atto I, sc. 2), poi dalla «lucciola [che] mostra che è prossimo il mattino” (Atto I, sc. 5).

Dice lo Spettro (la «vecchia talpa», Atto I, sc. 5) che lo stesso serpente che lo avrebbe ucciso nel suo giardino è una versione da Minculpop (Atto I, sc. 5), ma il veleno che il fratello gli ha fatto colare nell’orecchio potrebbe essere - credibile congettura testuale - «sugo del maledetto tasso» (Atto I, sc. 5).

I tantissimi altri animali sono quasi tutti animali metaforici, per similitudini o per i brevi apologhi del principe sulla fine dei re quando diventano cadaveri: i capelli di Amleto, se sapesse che luogo di tortura è il Purgatorio, si drizzerebbero «come aculei di istrice» (Atto I, sc. 5).

 

Predominano però gli uccelli: le profferte d’amore di Amleto a Ofelia sono «laccioli da acchiappar merli» (Polonio a Ofelia, Atto I, sc. 3); sempre a Amleto dichiara una follia metereopatica: «quando il vento è dal sud, io conosco un falco da un airone» (Atto II, sc. 2). Il birdwatching del principe deve avere sul nostro eroe effetti mimetici: si rimprovera alla fine della stessa scena, di avere un «fegato di colomba» incapace com’è di far ingrassare con le trippe del porco zio « tutti gli avvoltoi dell’aria».

Inevitabile in tanta zoologia l’ircocervo, che arriva quando Amleto commenta impaziente il procedere della sua Trappola per Topi con un minacciosissimo «il gracchiante corvo muggisce vendetta» (Atto III; sc.2). Qui per fortuna l’indispensabile Serpieri spiega che si tratta probabilmente della compressione parodica di due versi dell’anonima True Tragedy of Richard III in cui prima il corvo gracchia e poi «interi greggi vengono a muggir vendetta» (A. Serpieri, nota a Amleto, Venezia 2003).

Più in alto di tutti vola però il passero, citato per giustificare un, finalmente attivo, fatalismo: «noi sfidiamo gli auspici; v’è una speciale provvidenza nella caduta d’un passero. Se è ora, non è a venire; se non è a venire è ora; l’esser pronti è tutto…» ecc. (Atto V, sc. 2).

 


 

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