"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 13 settembre 2007

 


 

n. 13 °*° W. Shakespeare : Fantasmi di Amleto  °*° n. 13

 

 

 

50. Orecchie

 

 

 

 


 

Spettro - L'intero orecchio della Danimarca...

(Atto I, sc. 5)

 

Volendo, la Danimarca ne avrebbe anche la forma: un vangoghiano orecchio reciso, eppure ossessivamente origliante, sospeso sopra la Germania, a un niente dalla gigantesca Scandinavia di Fortebraccio. E certo quella di Amleto è una tragedia di orecchie ossessionate, e allo stesso tempo di «una letale vulnerabilità dell’orecchio» (S. Cavell, Il ripudio del sapere. Lo scetticismo nelle tragedie di Shakespeare, Torino 2004).

 

 

Alle orecchie crede soprattutto Polonio, martire dell’udito clandestino, che all’inizio  raccomanda al figlio Laerte: «presta il tuo orecchio a tutti, la tua voce a nessuno» (Atto I, sc. 3). – Poco dopo lo Spettro parla al figlio Amleto per rivelargli che «Rankly abused» (volgarmente ingannato) è tutto l’orecchio della Danimarca («The whole ear of Denmark») sulla ragione della morte del Re (Atto I, sc. 5). Il figlio sarà dunque il primo a udire («Presta il tuo orecchio / a ciò che ora avrà da dire») che il padre è stato avvelenato: versando «nella  conca dei miei orecchi quell’essenza lebbrosa» (Ibid.).

Niente esclude che proprie queste parole dello Spettro paterno (?) siano veleno a sua volta lasciato scorrere nelle orecchie del figlio, ma questo è un discorso che abbiamo affrontato già in altre parti.

 

Come Amleto - strategia suicida! - attacca a fare il matto, sarà tutto un origliare per carpire la natura della sua follia: prima Claudio e Polonio come «legittime spie» (Atto III; sc. 1)  a sentirlo insultare Ofelia; poi Polonio da solo nella closet scene.

Intanto il Re è rimasto shockato dall’affronto del nipote, che ha osato far mettere in scena dagli attori un re avvelenato nell’orecchio appunto dal nipote (dunque una minaccia a lui!?) nell’Omicidio di Gonzago (didascalia della Pantomima: «Subito entra un altro, toglie al re la corona, la bacia, verso un veleno nell’orecchio al dormiente», Atto III, sc. 2).

 

 

 

Il piano di Polonio è sempre lo stesso: ascoltare nascosto mentre Gertrude spinge Amleto a confidarsi («mi piazzerò, se non vi dispiace, nell’orecchio / di tutto il loro colloquio», Atto III, sc. 2). Ma morrà infilzato dietro l’arazzo. Tragedia del tutto minore per madre e figlio che gli dedicano non più di una parentesi. Amleto fresco di primo omicidio riprende infatti come se niente fosse a urlare contumelie alla madre: parole che la regina sente «come pugnali che entrano nelle orecchie» («These words like daggers enter in my ears», Atto III, sc. 4).

 

Amleto, che perfora le orecchie altrui (soprattutto di donne che gli vogliono bene), non ha orecchie abbastanza per intercettare che il Re inginocchiato a parlucchiare con Dio (Atto III, sc. 3), non ha neppure osato chiedere perdono per l’omicidio del fratello; può dunque essere ucciso senza per questo spedirlo in paradiso, come il principe invece va farneticando.

 

Come tutta questa storia finisce, lo sappiamo: arrivano sul disastro finale gli Ambasciatori con un messaggio ormai per nessuno: « Gli orecchi che dovevano ascoltarci / Non hanno più udito per sentire che i comandi / Sono stati eseguiti, / e Rosencrantz e Guildenstern sono morti. / Chi ci ringrazierà adesso?» (Atto V,sc. 2).

 


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