"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 13  settembre 2007

 


 

n. 13 °*° W. Shakespeare : Fantasmi di Amleto  °*° n. 13

 

 51. Autocertificazioni

 

 

 

 


 

«L’idea di essere pazzo attenuava i suoi rimorsi; malato non sarebbe responsabile.»

(su Strindberg: K. Jaspers, Genio e follia, Milano 2001)

 

 

Prima del duello fatale, Amleto a Laerte, a cui ha ammazzato senza onore il padre, parla in terza persona e per dilemmi: «…io proclamo che fu pazzia. / E’ stato Amleto a far torto a Laerte? Mai Amleto. / Se Amleto è strappato a se stesso, / e, quando non è se stesso, fa torto a Laerte, / allora Amleto non lo fa, Amleto lo nega. / Chi lo fa allora? La sua pazzia. Se è così, / Amleto è dalla parte che riceve il torto. / La sua pazzia è la nemica del povero Amleto» (Atto V, sc. 2). Come succede sovente nei postumi degli omicidi (Rashkolnikov che conclude la sua confessione a Sonja dicendo che non ha ucciso lui l’usuraia e la sorella, ma «il diavolo», e Baudelaire che inizia I Fiori del Male facendo il sarcastico sul diavolo che tiene tutti «i fili» umani…), Amleto proclama una provvisoria incapacità di intendere e di volere: comodo però quest’anticipo dei raptus pirandelli da Enrico IV… - Già Orlando, furioso e più micidiale d’un tornado, di sé diceva «Non son, non sono io quel che paio in viso: / quel ch’era Orlando è morto ed è sotterra; / la sua donna ingratissima l’ha ucciso» (L. Ariosto, Orlando furioso, Canto XXIII, 128), e l’ultimo verso rimanderebbe per simmetria a Ofelia, come Amleto stesso in altri luoghi sostiene, ma senza dire il vero.

Prendendo alla lettera tutto il dramma e dando ragione a tutti, si potrebbe concludere che Amleto, impazzito per colpa dello Spettro, è un pazzo che simula di essere pazzo, affettando una pazzia machiavellica che però non sempre gli riesce: vorrebbe aver più metodo, e invece ogni tanto piange.

 


 

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