«La prima questione che si impone ad
ogni spettatore che assista al dramma è se la madre sia implicata
nell’omicidio»; proprio questa questione «viene accuratamente elusa in
tutta l’opera, e resta senza risposta» (C. Schmitt, Amleto o Ecuba,
Bologna 1983). Il grande filosofo della politica ha una chiave che
spiegherebbe la reticenza di Shakespeare
su questo punto. Amleto, ghost-writer
dei passi certo più espliciti dell’Assassinio di Gonzago
che deve fare da specchio e trappola per catturare la prova della
colpevolezza del re, fa dire all’Attrice Regina «Io uccido mio marito per
la seconda volta, quando il mio secondo marito nel letto mi bacia»
(Atto III, sc. 2) ed è evidente che il concetto può essere letto alla
lettera come metaforicamente.
Quando poi, nella
closet scene, Amleto affonda il colpo al punto che lo
Spettro dovrà tornare ad apparirgli per frenarlo («Notiamo qui come lo
Spettro si prenda tuttora cura di lei, nonostante le sue preoccupazioni
purgatoriali», N. Frye, Shakespeare, Torino 1990),
all’accusa di omicidio del padre, la mamma trasecola, si fa ecolalica, ma
nulla di più. Del resto qui l’azione è concitata. Interessante che Amleto
non solo non presenti prove, ma che neppure accenni alla «trappola» che
avrebbe incastrato il re, eppure poco prima sembrava così sicuro con
Orazio. Amleto dice solo «questa è la mia parola»… dopo di che, per una
lunghissima parte, tralasciato subito il cadavere di Polonio («il
budellame») assalta ancora la madre non per l’omicidio del primo
marito, ma solo per essere diventata sposa del pessimo Claudio dopo
l’ottimo Amleto («Avete voi occhi?»): è lì che vanno tutte le sue «parole
per pugnali» (Atto III; sc. 2): sulla sessuomane, non
sull’assassina.
Per tutto il dramma Claudio è per Amleto
un «satiro innamorato» (Atto I, sc. 2), ed è chiaro che non gli
perdona un troppo evidente eccesso di potenza sessuale rispetto al
venerato babbo e a sé… Di questo quadro lo disturbano moltissimo gli
afrori, le allucinazioni olfattive, insomma, lo stremano. - Certo Claudio
è un seduttore: s’è preso la madre «con scaltrezza di mago» (lo
Spettro, Atto I, sc. 5). Se Claudio è un mago, Gertrude è
l’affatturata.