"Il Compagno segreto" - Lunario letterario.Numero 12, settembre 2007 

 


n. 12 °*° W. Shakespeare : Fantasmi di Amleto  °*° n. 12

4.  La madre di Amleto e il padre di Giacomo

 


 

«Pochi critici hanno mai ammesso che Hamlet, dramma, sia il problema primario e Amleto, personaggio, soltanto quello secondario.»

 

(T. S. Eliot, Amleto e i suoi problemi, in Il bosco sacro)

 

«Una delle grandezze di Shakespeare è la capacità di descrivere personaggi ambigui. Non riesce mai a fare tutto bianco o nero.»

(G. Melchiori, intervista a L. Lilli di “la Repubblica”)

 

  

«La madre di Amleto non viene assolutamente risparmiata, almeno nel senso di esser lasciata, con delicatezza, in pace come una creatura dall’animo sensibile: Amleto può infatti ben affermare di averla pugnalata con le sue parole (III, 2, 399).

Perché allora proprio nel caso della madre di Amleto viene accuratamente elusa la questione della colpevolezza, che d’altronde è essenziale in relazione sia al delitto sia all’esecuzione della vendetta? Perché, almeno non se ne rende esplicita la piena innocenza? Se l’autore non fosse vincolato a precisi dati oggettivi, se fosse davvero del tutto libero nella sua invenzione poetica, non avrebbe dovuto fare altro che comunicarci come le cose stavano davvero. Proprio questa circostanza, che cioè n on vengano chiaramente espresse né la colpa né l’innocenza, dimostra che sussiste un timore concreto e determinato, un riserbo che è un vero e proprio tabù. Ne deriva, alla tragedia, un’impronta tutta particolare, e l’azione di vendetta, che costituisce il contenuto oggettivo dell’opera, perde quella sicura e lineare semplicità che invece presentava sia nella tragedia greca che nella saga nordica.

Sono in grado di indicare questo tabù, nella sua piena concretezza: esso ha a che fare con la regina di Scozia, Maria Stuarda. Suo marito, Henry Lord Darnley, il padre di Giacomo I, fu atrocemente assassinato dal conte di Bothwell nel febbraio 1566. nel maggio dello stesso anno Maria Stuarda sposava proprio questo conte di Bothwell, l’omicida di suo marito: erano passati appena tre mesi dal delitto. In questo caso di può davvero parlare di una fretta sospetta e indecorosa.»

  

(…)

 

«Nel 1603 Giacomo fu effettivamente il successore di Elisabetta sul trono d’Inghilterra, l’immediato successore di quella stessa regina che appena sedici anni prima aveva fatto giustiziare sua madre. Ma nonostante ciò, egli non rinnegò affatto sua madre, Maria Stuarda: onorava la sua memoria, e non permetteva che venisse calunniata o diffamata. Nel suo libro Basilikon Doron (1599), egli, in modo solenne e commovente, esorta suo figlio a rispettare sempre la memoria di quella regina.

Così, all’autore della tragedia Amleto veniva imposto quel tabù di cui parliamo. Per riguardo a Giacomo, figlio di Maria Stuarda ed auspicato erede al trono, era impossibile supporre una colpa della madre nell’uccisione del padre. D’altra parte, il pubblico dell’Amleto, e così pure tutta l’Inghilterra protestante e in particolare, naturalmente, Londra, era convinto della colpa di Maria Stuarda. In considerazione di questo pubblico inglese, era del tutto impossibile supporre l’innocenza della madre. La questione della colpa dovette quindi essere accuratamente elusa, e l’andamento del dramma ne risultò confuso ed impedito.»

 

(C. Schmitt, Amleto o Ecuba, Bologna 1983)


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