"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 12  settembre 2007

 


 

n. 12 °*° W. Shakespeare : Fantasmi di Amleto  °*° n. 12

 

 19. Il marcio

 

 

 

 


 

«Oh! amabile e dolce morte, odoroso fetore e sana putredine…»

(Sogno di una notte di mezza estate, Atto III, sc. 4)

 

LAERTE - Il verme rode i nati dell’aprile prim’ancora che sia schiusa la gemma, e nella brina giovane dell'alba l'assalto del contagio è più temibile.

(Atto I, sc. 3)

 

POLONIO - Volete mettervi a riparo dall'aria, monsignore?

AMLETO - Nella tomba?

(Atto II; sc. 2)

 

AMLETO - Perché, se il sole genera vermi in un cane morto - ottima carne da baciare!... Avete una figlia?

(Atto II, sc. 2)

 

AMLETO - Un'assemblea di vermi politici è alle prese con lui. Il verme è l'unico che più ci guadagna in una dieta: noi ingrassiamo ogni altra creatura per ingrassarci, e c'ingrassiamo per i vermi.

(Atto IV, sc. 3)

 

AMLETO - …e ora è di Madama Vermìna…

(Atto V, sc. 1)

 

 

Tra rank e rotten una quindicina di presenza dei nomi del marcio nel dramma di Amleto: con gli altri termini della putredine e della disfazione, confessano una vera ossessione non solo del principe ma del testo. Il leitmotiv, si sa, lo inaugura Marcello col celeberrimo «C’è del marcio in Danimarca» («Somethinig is rotten in the state of Denmark», Atto I, sc. 4, v. 90).

Nel resto, sono parole che tornano soprattutto nell’idioletto di Amleto, che attacca il primo monologo maledicendo la sua ancora troppo solida carne («O, that this too too solid flesh would melt…») e qui non qualcosa della Danimarca ma il mondo «è un giardino non sarchiato / che va in seme; cose marce e volgari / lo posseggono completamente («That grows to seed; things rank and gross in nature / Possess it merely», Atto I, sc. 2).

 

«Rankly abused» («volgarmente ingannato») è l’orecchio della Danimarca sulla ragione della morte del Re (Atto I, sc. 5). - «Fetida mistura d’erbe raccolte a mezzanotte (Thou mixture rank, of midnight weeds collected)» è quella che nel dramma di Gonzago il nipote del re Luciano ha preparato per avvelenarlo (Atto III, sc. 2); E Claudio nel suo unico monologo inizia così: «Oh, il mio crimine è marcio, puzza fino al cielo! (O, my offence is rank it smells to heaven!) » (Atto III, sc. 3).

 

 

 

Quando la Regina cerca di convincere Amleto che lo Spettro che vede è frutto di follia, Amleto le risponde che potrebbe essere la sua colpa a vedere nel figlio la pazzia, il che  «non coprirebbe che con una pellicola il luogo / Ulcerato (the ulcerous place), mentre la marcia corruzione (rank corruption), / che tutto mina dentro, infetta non veduta» (Atto III, sc. 4) – sempre nella stessa scena, che è un’apoteosi del Marcio – e del Marcio del sesso materno! - il figlio si permette di dire alla madre cose davvero pessime da ogni punto di vista: «Ma come puoi vivere / nel sudore e nel puzzo di un letto lercio (in the rank sweat of an enseamed bed)» (Ibid.); « e non dare il concime alla malerba /per renderla più fetida (And do not spread the compost on the weeds / To make them ranker)» (Ibid.).

Infine, la domanda con cui Amleto interrompe la sua girandola di giochi di parole del becchino: «Quanto sta un uomo sottoterra prima di marcire? (How long will a man lie i' the earth ere he rot?)», e il becchino risponde da professionista: «In fede, se non è marcio prima di morire... («Faith, if he be not rotten before he die», Atto V, sc.1).


 

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