"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 6 dicembre 2003

 

John Donne: otto poesie d'amore tradotte da Cristina Campo e Patrizia Valduga


 

 


6.  Twickenham Garden

Virtù rara la fedeltà: da sempre, in ognuno. Che la fedeltà sia una virtù, poche ciance, è vero: se non nasce da mancanza di fantasia, paura del mondo e di se stessi, o penuria di libido, altroché se lo è… Paradosso crudele, dunque, innamorarsi dell’unica donna al mondo fedele al marito: dal lato femminile, la storia potrebbe avere addirittura l’impalpabile inesorabilità della Principessa di Clèves

John Donne qui non pretende tanto: fa – forse davvero appena “fa”, per galanteria e buona grazia – l’innamorato deluso che vaga nel giardino dell’amata, probabilmente la Contessa di Bedford.

Il totale disimpegno garantito da una “semplice” (?) esercitazione retorica su un topos mille volte già narrato – il “locus amoenus” del giardino che circonda la casa della Contessa come figura  dolorosa della bellezza presente e allo stesso tempo negata - libera zampilli di figure felicissime.

Ancora una volta, dunque, chi ama respinto si lamenta: sia Melchiori (Mondatori) che Campo (Einaudi) vi scorgono il “vecchio gioco platonico” (Campo), per di più “cortigiano” (Melchiori).

Lamento dunque troppo elegante e persuasivo per esserlo davvero, almeno per chi nutra un’idea selvaticamente sublime dell’amore – il lato selvoso e non mondano e retorico del petrarchismo, quello che sbucherà fuori, come la sorpresa di una “lettera rubata” da sempre al suo posto, con l’Alfieri. 

C’è insomma troppa bravura, troppa padronanza dell’abnorme iperbolico galateo della passione: il dolore è così ben espresso da sembrare mimato.

Così nella prima strofa – “grandiosa apertura” (Campo) – due immagini ustionanti: l’amore è un sogno che celebra eucaristie a rovescio, e poi l’Eden – il giardino dell’amata - che è perfetto solo da quando chi la ama vi ha portato il serpente della tentazione.

*°*Su questo vedi anche Geometricus*°*


 

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