"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 6 dicembre 2003

 

John Donne: otto poesie d'amore tradotte da Cristina Campo e Patrizia Valduga


 

 


5.  Fattura (o magia) del ritratto

Breve quasi quanto un madrigale, ma densa fino alla vertigine: è, invece che una comprensione, uno stordimento che vuol raggiungere una collana di parole così concepita? - di raffinatezze fiamminghe: nello specchio convesso delle tua pupilla, oltre il velo lucido di una lacrima nascente, mi rivedo ardere – primo fantastico paradosso, luminoso cortocircuito di archetipi nella figura dell’uomo di fuoco nell’acqua degli occhi specchianti!… Le lacrime scendendo formano ampolle a loro volta di me specchio: mi vedo così colare sul tuo viso costellato di lacrime: piccoli specchi “Arnolfini” (Campo) che – lasciando la mia immagine sul tuo volto - ti lasciano il potere di annientarmi… Anche se così tu non facessi, non posso che fuggire, ora che il tuo volto doloroso è trapunto da specchi del mio ardore, tutta questa alchimia agirebbe su di me come uno scudo pietrificante di Medusa… - Bevo con quelle lacrime me stesso? E così mi salvo? 

Meglio, molto meglio che ti resti appena uno specchio mentale, nel buio memore del cuore, quello specchio sì “from all malices free”

A una maga basta un ritratto, e anche molto meno, per fatturare disgrazie che dall’immagine corrano a chi vi è ripreso: “ripreso” va inteso alla lettera, e cioè come un uomo non solo riprodotto ma trattenuto: un Odisseo nell’isola di Calipso. 

Motivi analoghi in The Good-morrow e in Valediction: of weeping. – Uno storico vedrebbe nella fantasmagoria di riflessi tutto il Seicento affascinato – tra Murano e l’Olanda - da lenti finalmente degne d’un panottico, da specchi solo ora perfettamente molati…


 

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