Essendo
il plagio un’arte disponibile al genio, il Don
Giovanni di Mozart e Da Ponte non
è lo stesso di Gazzaniga e Bertati. Tagliando qua e spostando là,
si arriva a ben altro, e “il progresso rispetto a Bertati si deve
sicuramente in gran parte all’influsso di Mozart, cui premeva di
rappresentare passioni realistiche, e che comunque era incapace di
scrivere musica insignificante. Da parte di Da Ponte c’è un
miglioramento costante e decisivo nello stile della scrittura e nella
verosimiglianza di molte reazioni psicologiche.”
Il
lavoro tanto sul libretto che sulla musica poi non solo continuò fino
all’ultimo istante utile per la prima del 29 ottobre a Praga (il
duetto “Là ci darem la mano” dovette essere riscritto cinque volte
prima di soddisfare il cantante Bassi) ma continuò alacre, e per
alcuni rovinoso, per la ripresa dell’opera a Vienna l’anno
seguente.
In
sintesi, ecco un buon confronto con l’atto unico di
Bertati-Gazzaniga:
“Anche
la loro opera comincia con la lampeggiante e corrusca scena del duello
notturno in Don Giovanni uccide il vecchio Commendatore. Anche nella
loro opera appare alla fine la statua paurosa del Commendatore che
invita a cena Don Giovanni (qui l’iniziativa dell’invito parte dal
Commendatore) e lo trascina al castigo finale. Anche nella loro opera
Leporello (che si chiama Pasquariello) snocciola alla povera Donna
Elvira il catalogo delle conquiste amorose di suo marito Don Giovanni.
Resta innegabile che la stesura di Da Ponte è letterariamente più
pregevole e spiritosa, proprio nel maneggio stesso delle parole, del
verso, della rima. Di più Da Ponte arreca alcuni ritocchi
d’eccezionale validità teatrale. Elimina una terza vittima di Don
Giovanni, Donna Ximena, che non portava altro che dispersione nel
fuoco drammatico dell’azione, e per contro restituisce il massimo
rilievo al personaggio di Donna Anna, che nell’opera di Bertati e
Gazzaniga scompare subito dopo l’uccisione di suo padre ritirandosi
in convento. Invece Da Ponte ne fa l’anima della caccia a Don
Giovanni, in cui praticamente consiste la trama dell’opera: fiera
incarnazione della vendetta, ella è l’antagonista terreno di Don
Giovanni.”
(M.
MILA, Lettura del Don Giovanni
di Mozart, Einaudi).
Da
Ponte non solo ruba, ma svillaneggia sistematicamente il derubato:
Bertati negli scritti di Da Ponte è “povero ciabattino
drammatico”, “imbecille”, “somaro”,
“Bòtte gonfia di vento”, “ vanitoso senza merito”,
“povero ciuccio”…