Ripensiamo
alla trama, alla luce della domanda clou:
“Quando si ride?”
Tra
i due morti ammazzati, ci sono gran dame che, o languiscono d’amore
per uno che proprio non meriterebbe, o che fremono inflessibili per
vendette selvagge: tanta nobiltade per quel tipo lì? E poi ci sono i
fidanzati loro a macerarsi tra il languido e il seccato, il che s’è
visto mille volte. - Come non bastasse, quando la trama s’affloscia
nella ripetizione del Libertino che morde e fugge un po’ qua un
po’ là, Mozart e Da Ponte s’illudono di tirarsi fuori dalla
catastrofe affidandosi al colpo gobbo dell’horror
più triviale: cimitero parlante con risveglio di statua-zombi, greve
emblema di morto che si precipita alla vendetta, anche se non si
capisce neppure bene mandato da Chi… A tentar di cucire il tutto in
un tono buffo, giusto il Servo, che arlecchineggia scimunitaggini
davanti ai vivi come ai morti. – Possibile che gli autori fossero
così a corto d’ispirazione? Che sbracamento, che pasticciaccio, che
confusione! Del resto se lo dice da solo, il duo Da Ponte-Mozart: “Senza
alcun ordine la danza sia!”… insomma perfino si vanta: e
infatti, qui, di ordine neppure l’ombra. Dov’è quella semplicità
che è il solo segno della vera grande arte?
Aggiungeremo
- cascheranno definitivamente le braccia, ma quanto meno facendovi
risparmiare il prezzo anche di eventuali biglietti futuri - che i due
la lezione non l’impararono neppure dopo il fallimento di questa
sortita nell’eccesso. Anzi. Si fecero catastroficamente recidivi già
l’anno dopo col Così fan tutte, compiaciuto incrocio di corna di due coppie di
amichetti… La stessa vedova del Wolfgang rimase pietrificata
nell’imbarazzo per il resto dei suoi giorni: e poi Beethoven
inorridito (“non si dovrebbe mai svilire l’Arte, che è cosa
sacra, mettendola al servizio di un soggetto così scandaloso!”), e
dietro di loro tutta la coda di cometa del Secolo!… fino al Wagner
che si confessò sollevato dal fatto che Mozart avesse scritto della brutta
musica per un soggetto così triviale!…
Magri
guadagni, dunque, a Vienna: 255 fiorini per Mozart, 100 per Da Ponte.
Situazione che si fa precaria soprattutto per Mozart che ha grossi
lavori in programma. Molto meglio le cose per Da Ponte che, aureolato
dal successo dell’Axur di
Salieri, torna a scrivere subito per il compositore di corte (Il
talismano, da Goldoni e, niente poco di meno, Il
pastor fido, da Guarini).