“A
giudicare dalle opere di Da Ponte e dal Flauto
magico, Mozart è uno di quei rari geni dell’umanità che
sembrano nati per disturbare il sonno del mondo. Si direbbe venuto
alla luce non soltanto per alleviare il dolore, per trovare un rimedio
alla perdita, ma per rendere inquieto il nostro riposo, per ricordarci
che non tutto è bene, che nulla rimane immobile, che le cose non sono
quello che sembrano, che finzione e realtà possono scambiarsi le
parti, che l’amore è fragile, la vita effimera, la fede instabile.
I miti arcaici e le storie tradizionali ci avevano dato la
convinzione, la certezza di avere un posto ben preciso nell’universo
e qualche prospettiva di redenzione. Conoscevamo quelle vecchie storie
e sapevamo come andavano a finire. E non ci deludevano mai.
L’universo di Mozart, invece, è incerto, un dedalo di corridoi
verso l’ignoto e l’imprevisto. Ovunque vi sono ostacoli, crepe,
strappi e punti di rottura; cinismo e disillusione permeano le
soluzioni proposte, guastano il lieto fine.”
(M.
SOLOMON, Mozart).