"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 4, aprile 2003


 


 

14. Pentiti! - No!

 

 

LA STATUA: Pentiti, scellerato! 

DON GIOVANNI: No, vecchio infatuato!
LA STATUA: Pentiti! 

DON GIOVANNI: No!  

LA STATUA: Sì! 

DON GIOVANNI: No!

 

…tutto ciò rende Don Giovanni molto simpatico!… Messo com’è in un angolo da uno strabordante emissario dell’Eterno, dovrebbe scegliere tra morire così com’è e negarsi nel pentimento!… E morire pentito mica d’una colpa o quattro, ma proprio di essere ciò che è, pentito di sé stesso: ma si può? 

Se mi pento di ciò che sono, oddio, io già più non lo sono, e dunque cos’è questo pentirsi, questo dialettico fare di me, con un abracadabra di contrizione impossibile, un nulla? Non sono mica una vipera che si sbuccia di se stessa come cambia la stagione!… Eppure tu mi chiedi di morire a me stesso, di dire “Io è – ormai - un altro”… come il Poeta Fanciullo, che però vorrà dire tutt’un’altra cosa: No, caro, questo no!… Se volevi un , hai sbagliato indirizzo: bastava andare da uno dei mille e tre ragazzetti romantici che gnàgnerano d’Assoluto mentre versano lacrime nel gorgo per loro già largo dell’ombellico, nostalgici senza aver vissuto… Ma a me!… Non vedi, non vedi questa tavola imbandita, e i musicanti, e la luna? Io sono in paradiso, e tu vuoi che bestemmi questo cielo in terra che è la mia vita, e dicessi “Non più”, un “non più” di me a me!… Nessun Dio può volere così tanto. Chi sei dunque?… A meno che ti abbiano mandato per mia gloria: cosa funerea e noiosa di cui farei del tutto a meno: cosa che pochi hanno capito, io non sono un narcisista, direi piuttosto un uomo pratico… In ogni caso, sicario presuntuoso, non mi vedrai uccidere me con la mia voce penitente… fallo tu, mio caro: vedremo se ti resteranno le mani pulite da me stesso.

 


 

            

  

 

 

 

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