LA
STATUA: Pentiti, scellerato!
DON
GIOVANNI: No, vecchio infatuato!
LA STATUA: Pentiti!
DON
GIOVANNI: No!
LA
STATUA: Sì!
DON
GIOVANNI: No!
…tutto
ciò rende Don Giovanni molto simpatico!… Messo com’è in un
angolo da uno strabordante emissario dell’Eterno, dovrebbe scegliere
tra morire così com’è e negarsi nel pentimento!… E morire
pentito mica d’una colpa o quattro, ma proprio di essere ciò che è,
pentito di sé stesso: ma si può?
Se
mi pento di ciò che sono, oddio, io già più non lo sono, e dunque
cos’è questo pentirsi, questo dialettico fare di me, con un
abracadabra di contrizione impossibile, un nulla? Non sono mica
una vipera che si sbuccia di se stessa come cambia la stagione!…
Eppure tu mi chiedi di morire a me stesso, di dire “Io è –
ormai - un altro”… come il Poeta Fanciullo, che però vorrà
dire tutt’un’altra cosa: No, caro, questo no!… Se volevi un Sì,
hai sbagliato indirizzo: bastava andare da uno dei mille e tre
ragazzetti romantici che gnàgnerano d’Assoluto mentre versano
lacrime nel gorgo per loro già largo dell’ombellico, nostalgici
senza aver vissuto… Ma a me!… Non vedi, non vedi questa tavola
imbandita, e i musicanti, e la luna? Io sono in paradiso, e tu vuoi
che bestemmi questo cielo in terra che è la mia vita, e dicessi
“Non più”, un “non più” di me a me!… Nessun Dio può
volere così tanto. Chi sei dunque?… A meno che ti abbiano mandato
per mia gloria: cosa funerea e noiosa di cui farei del tutto a meno:
cosa che pochi hanno capito, io non sono un narcisista, direi
piuttosto un uomo pratico… In ogni caso, sicario presuntuoso, non mi
vedrai uccidere me con la mia voce penitente… fallo tu, mio caro:
vedremo se ti resteranno le mani pulite da me stesso.