"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 4, aprile 2003


Ogni scrittore, come ogni persona, ha le sue stelle d’orientamento, e a sua volta è stella (danzante?) per altri. 

Proviamo a segnalarne qualcuna

 

Per Don Giovanni di Lorenzo Da Ponte e W. A. Mozart:

 


 

 

19. Franz Zeise

 

 


Certo, nel Don Juan Tenorio di Zeise non è che pullulino proprio i soliti mille nei e cicisbei settecenteschi… anzi! C’è davvero ben poco della délicatesse da salotto della Marchesa.

Davvero nulla dei tomboli e gros points d’ordinanza, delle ciacole e ventagli galanti… (ché alla fin fine anche Monsieur de Fontenelle ce l’ha contata mica tanto giusta: non sarà che poi, a furia di frequentare il Boudoir del biscottín, anche il Don Giovanni più indomito ceda alla tentazione d’Origene? e magari, zac! si ricicli addirittura come voce bianca?  Chissà…

No no,  in Zeise c’è bel altro: lì è tutto un garrire di vessilli moriscos, di scintillanti mezzalune oro e argento, di arabeschi e turcherie, e sanguinolente guerre fratricide tra Alfonso XI e Il Crudele Pedro…

Questo romanzo del 1942 è in tutto e per tutto una miniera di “spagnolismo” altero, un po’ à la manière de “Stendhal égotiste”, ma ovviamente giulebbato in salsa castigliana, quindi muy valiente…  ecco, allora, la solenne presentazione dell’eroe: “Io, Don Juan  Tenorio, non fui un semplice Don Juan, un seduttore demoniaco che cercava nella femmina la realizzazione della sua irrequietezza, ma senza mai placarla. Io – Don Juan Tenorio- fui l’ultimo Cavaliere di Spagna in un tempo in cui l’autocrazia e la teocrazia rendevano succuba la Cavalleria di Castiglia.”

 

Ora, la leggenda riferirà pure che “i suoi scrupoli erano di vita più breve dell’attimo che alla donna serve  per dimenticare l’amore di ieri con un caldo soffio che le sfori la nuca, e poi concedersi a quello di oggi” epperò, epperò Zeise preferisce puntare quasi solamente sull’azione eroica del personaggio. Ecco perché questo austriaco “perso nelle tenebre della semidemenza”, l’amico fidatissimo di Musil, Zeise sceglie di incastonare la biografia di Don Juan Tenorio in una cornice ottocentesca, sì da provocare poi l’immediato confronto tra le folgori andaluse e le funeste campagne napoleoniche in Spagna.

Ci si getta dunque sulle riflessioni circa il Potere e l’Onore; si giunge però –imprevedibilmente- a una considerazione davvero geniale, in tutto simile alla tesi del Merežkoskij: “Nei suoi istanti di suprema potenza Napoleone non comanda più come un uomo, ma seduce come una donna.”

Come dire, il Potere supremo è comunque sempre potere seduttivo. 

 

Sicché –nonostante tutto- la Gonnella continua a mantenere il suo fascino, e non è un caso che Don Juan s’imponga di fiutare ovunque la “Humedad de Feminino”, quel “peu d’ombre et d’odeur” che in Verlaine indora uomini, capanne e pietre…

Ne consegue, dunque, l’armamentario del seduttore: dal catalogo di menzogne alle conquiste più ardue. “…passeggiava su e giù nervosamente, si girava e faceva frusciare e ondeggiare la sottana. Si aspettava forse un complimento? Già piccolo maestro delle Bugie di corte glielo recitai con serietà…”

E ancora: da autentico ateista luciferino: “…profondamente inchinato su Pedro [il suo rivale, il Crudele] gli bisbigliai che avevo goduto appena ieri di Maria; ieri, poco prima di lui, e anche prima del suo matrimonio. Gli giurai poi che ogni notte d’amore lui arrivava sempre tardi, nondimeno abbastanza presto per riconoscere i miei baci. Gli promisi anche che Maria avrebbe partorito i miei bastardi, e scommisi con lui che questi figli illegittimi avrebbero portato il mio nome.”   

 


 

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