Da Ponte aveva dovuto infatti ritornare di corsa a Vienna
sia per la prima dell’altra sua opera, L’arbore
di Diana di Martin y
Soler, che per le prove dell’Axur
di Salieri. Lasciò così probabilmente irrisolta qualche
librettistica magagna…
Ecco
l’indizio: tra le carte di Casanova, che invece rimase sempre a
Praga, è stato ritrovato uno scartafaccio in cui a un certo punto ci
sono dei versi proprio per Leporello, servo del Dissoluto:
Incerto,
confuso,
scoperto,
deluso,
difendermi
non so,
perdon vi
chiederò.
Il foglio, pieno di
cancellature, sembra proprio un abbozzo. Sembrano perfette per il
sestetto con cui finisce il secondo atto. L’ipotesi di Dent, nel suo
classico Il teatro di Mozart, è che Mozart abbia fatto ricorso a
Casanova per far contenti, con delle aggiunte, cantanti che ritenevano
di aver poche arie nel libretto così come lo aveva lasciato il Da
Ponte: “ma questa
ricostruzione dell’accaduto è puramente congetturale”.
Un
altro Casanova