Céline
“Ehi,
piano piano. Facile dire “merda”!
Bisogna
dirlo al momento giusto! Provateci voi!
Mica
tutti smerdano a proposito! Sarebbe troppo comodo!”
(F.
CÉLINE, Guignol’s
Band I)
“C’è
poi un trucco per far passare il
linguaggio parlato nello scritto - un trucco che ho scoperto io solo e
nessun altro - è l’impressionismo insomma - far passare il linguaggio
parlato in letteratura - non è questione di stenografia - Alle frasi,
ai periodi, occorre imprimere una certa deformazione, un artificio tale
che quando uno legge il libro gli sembri che gli stia parlando
all’orecchio - Si arriva a questo mediante una trasposizione di
ciascuna parola che non è mai del tutto quella che ci si aspetta, una
sorpresina. E’ quello che accade a un bastone immerso nell’acqua;
perché appaia diritto bisogna spezzarlo un pochettino prima di
immergerlo, deformarlo preventivamente, se così si può dire. Un
bastone regolarmente diritto invece, immerso in acqua, allo sguardo
sembras piegato. Lo stesso vale per il linguaggio - il più vivace dei
dialoghi, stenografato, risulta sulla pagina piatto, complicato e
pesante - Volendo rendere per scritto l’effetto di spontaneità della
vita parlata bisogna torcere la lingua in puro ritmo, cadenza, parole,
ed è una sorta di poesia che produce un grande sortilegio - l’impressione,
il fascino, il dinamismo - e poi occorre scegliere il proprio
soggetto - Non tutto si può trasporre
- Occorrono dei soggetti “a vivo” - con i tremendi rischi del caso -
tutti i segreti le rivelo.”
(F. CÉLINE, Lettere
dall’esilio. Lettere a Milton Hindus, 1947-49)