“Lei
è mica serio Dottore!”
(F.
Céline, Guignol's Band II)
Questa
volta, invece di andare di su e di giù nella casa d’un testo
solo, la navigazione che si azzarda è in una galassia di cui
neppure si pensa di poter dare i confini. I nostri quattro dottori,
infatti, sono tra gli scrittori più grandi: aristocrazia da
Limbo dantesco!
Ne
siamo tornati non con mappe, ma con disastri di mappe.
Come
in tutte le buone caccie al tesoro, il senso di questo gioco
l’abbiamo trovato solo dopo, in una pagina di Carlo
Dossi che inizia con una
giusta evidenza: che “tra medicina e letteratura corse sempre
amicizia”, e non solo per la gran quantità di medici che
“hanno occupato, nel cosidetto campo letterario, assài pèrtiche
per coltivarvi piante non sempre medicinali”, ma soprattutto per
essere alleate nella stessa missione: medicina e letteratura
cercano infatti “di richiamare il bel tempo, o, se non altro, di
dissimulare il cattivo, una al corpo, l’altra all’animo”
(C.
DOSSI, Ritratti umani dal
calamajo di un mèdico).
La
scrittura come farmaco, dice l’essenziale e ambivalente
metafora di Platone.
Che
lo stesso sia per noi.
Le
immagini di questo numero sono di fc
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