"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 9 dicembre 2004

 

 

Cechov, Céline, Bulgakof, Benn: I medicamenta del dottor Scrittura


 

5.  Efficienze 

 

 


 

“Oh, la grandiosa macchina di un grosso ospedale 

nel suo moto armonioso, ben lubrificato!” 

(M. BULGAKOV, “Morfina” in Appunti di un giovane medico)

 

 

L’esercizio giusto, di fronte a una cosa imbarazzante come un ospedale, sarà sempre immaginarsi come si starebbe senza? - Con Čechov e Bulgakov, per esempio, si potrà sempre pensare a cosa voleva dire ammalarsi “a duecento verste dalla ferrovia” (A.Čechov, La corsia n. 6): lì malattie e terapie già inconcepibili in città!

 

Ah, il viziato Occidente! La meraviglia che l’ospedale esista, e che sia prezioso, qui da noi è una solfa da vecchi illuministi. Il dottor Benn, per esempio, trovò standard per lui scontati perfino in un ospedale per prostitute. Per darne unidea basterà allora dire: “un nudo corridoio con un orologio” (G. BENN, Doppia vita): proprio vero che il bene non fa romanzo...

 

Eccola, però, la giusta routine che piaceva tanto a Proust! Solo qui il lusso della filosofia è finalmente possibile (“Piccole cose, piccole, piccole cose, raccoglietevi nel mio sguardo!”, ib.)

 

La stessa efficienza già opaca troverai in Cervelli, dove l’ospedale, in cima a una montagna boscosa e, a differenza di quella di Mann, silenziosa, è un edificio almeno lui coerente, fatto di “verande, corsie e padiglioni”.

 

Che l’efficienza ospedaliera possa essere tanto inappuntabile quanto sottilmente disastrosa, lo leggi poi nel capitolo ottavo de Il maestro e Margherita (“Il duello tra il professore e il poeta”), dove il povero poeta Bezdomyj, che in fondo aveva solo visto il diavolo, si trova intrappolato - ma a che futuribile livello d’efficienza sanitaria! - nel manicomio del dottor Stravinskij, clinica più linda dell’astronave di 2001. Odissea nello spazio.

 

Miracoli socialisti: senza raccomandazioni già però necessarie per un pranzo da Griboedov, Bezdomyj ha una “stanza dalle pareti bianche”, con un “nel letto molleggiato, pulitissimo, comodo”, per di più con un bagno fornito di tutto. - Qui non c’è proprio scampo: il paziente è  curato da medici e infermiere efficienti fino all’inesorabilità, sottoposto per di più all’occhio di marchingegni (il cilindro!) da fantascienza...

 

Capace di tutto, ma non di “appunti scritti su (lindissimi) polsini”, anche quando si tratta di ospedali puliti ed efficienti, Céline abusa - e cioè usa benissimo - il talento qohèletico e rabelaisiano che ha. - Alla fine della guerra, Céline, collaborazionista preclaro dei nazi, apologista già negli anni trenta del massacro degli ebrei e favorevole a un'alleanza tra Francia e Hitler, incarcerato in Danimarca, esce di prigione solo in cambio d’un servizio coatto da ultimo infermiere all’ospedale  di Sonbye: niente di meglio per i “cancri molto avanzati” di questo luogo di mirabolante algida efficienza:

 

...è tutto così perfezionato, così mirabolico-sanitario, Copenaghen Danimarca, che c’è da spaccarsi il culo in mille...  non credete mica una parola!... la situazione del mondo intero!... ciò è a dire... ciò è a dire: le inservienti che fanno tutto!... (...) il mondo dorme... l’inserviente mai!... tremiti! termiti!... la mattina trovi più niente!... il tuo moribondo è in cassa!... Yorick! niente  alas!... se possono urlare!... se possono aspettare!... morfina!... cateteri! là! là!... io là che ero il “vigilante” di servizio!... il samaritano del campanello!... l’ultimo respiro? glinn! glinn! mandate! uno di meno!...

(F. CÉLINE, Da un castello all’altro)

 


 

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