"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 9, dicembre 2004                                         


Ogni scrittore, come ogni persona, ha le sue stelle d’orientamento, e a sua volta è stella (danzante?) per altri. 

Proviamo a segnalarne qualcuna

 

Cechov, Céline, Bulgakof, Benn: I medicamenta del dottor Scrittura

 


 

 

7. Balzac e Platone

 

 


 

 

Mi tirarono una fucilata all’angolo di un bosco.”

(H. de Balzac, Il medico di campagna)

 

Se un medico, anche senza convincere il suo paziente, 

ma con corretta padronanza della sua scienza, costringesse

un bambino o un uomo o anche una donna a fare ciò che è

meglio per loro, quale sarà il nome di questa violenza?

(PLATONE, Politico)

 

Il medico di campagna (1833), romanzo tra i più politici di Balzac, ci stupisce soprattutto perché col casto e sublime dottor Benassis ha al centro un paradosso per noi tutti ormai inconcepibile: un dottore povero!

Benassis, sindaco e medico di un villaggio tra Savoia e Delfinato, viveva in “una camera nuda”, fedele a “una vita quasi monastica”,  nella “più profonda noncuranza per tutto quello che non era una essenziale necessità”. - Del resto, quanto a onorario, addirittura peggio di Céline, e cioè mai facendosi pagare un soldo da qualcuno!

 

Rendendo spudoratamente romantica la faccenda, Balzac fa del suo dottore un avo perfetto del Rick di Casablanca:: come lui reduce segreto d’un disastro d’amore, il Nostro si suicida e si sublima - invece che nella fuga in qualche colonia - nella bonapartesca filantropia per una torva comunità di contadini. 

Napoleone gli fa da angelo custode almeno quanto Ippocrate, perché Benassis non crede che per fare il bene del popolo ne occorra il consenso. Anzi: “i proletari mi sembrano i minorenni d’una nazione, e debbono restar sempre sotto tutela”. Giusto quanto si leggeva - niente poco di meno che - in Platone

 

Come potrebbe difendersi un medico accusato da un pasticcere di fronte a una giuria di bambini? (...) Se dicesse la verità: “Ragazzi, tutto quello che ho fatto lho fatto per la vostra salute”, non credi che quei giudici alzerebbero grandi strilli? (Gorgia, 521e e 522a)

A parte ideuzze politiche contestabili, è un fatto che il dottor Benassis sappia quale ruvida pedagogia sia efficace coi bifolchi: modi spicci e bruschi, frasi secche e inappellabili come ordini a una truppa di riottosi: sarà lo stesso per Bulgakov, per Cechov e Céline: “Tutti i contadini sono figli di San Tommaso, l’apostolo incredulo, vogliono fatti che rincalzino le parole”; “meno questa povera gente ha idee, più difficile diventa farle capire i suoi veri interessi”.

E il 1833: ed è già chiaro che, visto dalle campagne, il Secolo Decimonono sarà ancora a lungo un intatto medioevo di cenciosi sul cui orizzonte qua e là spunterà, ma lontanissimo, il pinnacolo d’acciaio di un rutilante e fatuo Salone Universale. 

Per i disastri perenni delle campagne (e sarà così anche ai tempi di Céline conferenziere per la lotta alla TBC!) era già chiaro che i miracoli lenti delligiene, della ricchezza e dellistruzione avrebbero ottenuto molto di più delle medicine: “Ciascuno dei miei consigli era fonte di ricchezza, si fece a gara per seguirli”; così la popolazione da settecento anime; con Benassis arriva a duemila! 

Né la sua profilassi sociale si fermava davanti al dolore per l’applicazione di un drastico piano eugenetico (“per poco non sono stato lapidato”) quale la deportazione di tutti gli idioti della valle in un luogo apposito dove rimanessero separati dagli altri: 

Le leggi non proibiscono il matrimonio di questi infelici... Il cretinismo si sarebbe dunque diffuso di qui fino alla valle. Non sarebbe stato un gran servigio da rendere al paese l’arrestare quel contagio fisico e intellettuale?” 

Portato a successo questa bonifica, irrecuperabile apparve alla fine solo una famiglia di ebrei: “gente che vive nel sudiciume e muore nell’oro.” 

 


 

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