"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 9, dicembre 2004                                         


Ogni scrittore, come ogni persona, ha le sue stelle d’orientamento, e a sua volta è stella (danzante?) per altri. 

Proviamo a segnalarne qualcuna

 

Cechov, Céline, Bulgakof, Benn: I medicamenta del dottor Scrittura

 


 

 

3. Maupassant 

 

 

 


 

 

Il medico per il collo

 

 

Ho preso il mio medico per il collo e gli ho detto: “Imbecille, trova cos’ho o ti spacco”. “La sifilide” mi ha risposto. Confesso che non me l’aspettavo, ero molto turbato, ma alla fine ho detto “Quale rimedio?” Mi ha risposto: “Mercurio e iodurio di potassio”: allora andai da un altro Esculapio che fece la stessa diagnosi (...) Finirà che il mercurio diventerà il mio alimento abituale. I capelli mi cominciano a ricrescere (...) i peli del culo crescono come cespugli (...) Ho la sifilide! Finalmente la vera sifilide! (...) ...e ne sono fiero, per tutti i diavoli, e disprezzo più di tutto i borghesi. Alleluja, ho la sifilide, e quindi non ho più paura di prenderla, e mi fotto le puttane, le sgualdrine, e dopo essermele fottute dico: “Ho la sifilide!” Loro hanno paura e io me la rido.

(Lettera di Guy de Maupassant a Robert Pinchon, 2 marzo 1877).

 

 

Faceva scherzi anche peggiori. Una volta si dipinse una finta ulcera da lue sul glande e la mostrò tronfio all’amante che poi violentò, facendole credere di averla contagiata. Così almeno si legge nel Journal dei Goncourt (1° febbraio 1891), i quali, del resto, da un bel po’ trovavano Maupassant insopportabile.

Le prostitute come si sa, tornano scandalosamente in molti racconti di Maupassant, e anche tra i più celebri: Boule de suif, La Maison Tellier, Mademoiselle Fifi, Armoire, Moyen de Roger, Confession de Théodule Sabot...

 

Forse furono proprio stati psicotici da neurosifilide che gli fecero scrivere capolavori dell’horror come Le Horla (1887), così del resto pensava già l’amico Frank Harris (Ma vie et mes amours). 

Fosse vero,  la malattia avrebbe fatto emergere definitivamente il Maupassant “altro”: “l’inquilino nero” raccontato benissimo da Savinio (Maupassant e l’altro).

 

L’anno di Le Horla fu davvero quello in cui la testa si ridusse a “una scatola di emicranie” (lett. al dottor Henry Cazalis). - Poi, tra lisi e crisi, inevitabilmente sempre peggio. 

Spigolando dalla corrispondenza: 1889 emorragie intestinali “come una partoriente”; 1890, “dopo dieci righe non so più assolutamente quel che sto scrivendo”; dal 1892 inizia il ricovero finale nella casa di cura del dottor Blanche, dove muore diciotto mesi dopo.

 

In uno degli ultimi delirî farneticava che avrebbe ucciso Dio fottendoLo, e passandoGli così la sua sifilide nera (G. Normandy, La fin de Maupassant).

Facilmente profetico era stato il paterno, e omosessuale sottile, Flaubert: “Giovanotto lubrico, tenete a freno il cazzo e limitatevi alla gioia delle fatiche letterarie” (G. FLAUBERT, Lettres à Maupassant, Paris 1942)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

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