“Noi abbiamo imparato a credere”
(dott. Van Helsing in: B. STOKER, Dracula)
Dal
nostro tempo sfatato e isterico, che adolescenza da indaffarato
maschiaccio
in carriera ci appare sempre più l’Ottocento!
Come
un già troppo ormonico ragazzaccio pascoliano, anche la Medicina,
questa figlia gloriosa del “Secolo superbo e sciocco” (G.
Leopardi),
si lascia alle spalle con schifo definitivo quell’universo in
realtà ben complicato che con fare spiccio si ridusse a
“Medioevo”:
vale
a dire una fanciullerìa mistica e fantasmagorica in cui alchimia
e chimica erano ancora sinonimi,
l’astronomia
faceva la serva dell’astrologia, e Galeno e Paracelso si
trattavano da colleghi ancora del tutto cordiali...
Emancipata
da questo groppo immedicabile, la nuova Medicina si precipitò
sempre più a curare organi
in
quanto organi, facendo a
meno di ogni pur gratificante nebbiolina metafisica. - Non ci fu,
così, che da curare il curabile, e cioè l’EVIDENZA delle
patologie: disastri questi di tipo meccanico, proprî non di quel
paradosso inafferrabile che è un CORPO
(cfr.
U. GALIMBERTI, Il corpo,
Feltrinelli )
ma di quel meccano del tutto controllabile che è un ORGANISMO (la
res extensa di Cartesio!).
- L'organismo, a differenza del corpo, sarà infatti qualcosa di
definibile in termini semplici e del tutto chiari, tali da far
riconoscere a ogni medico in ogni vivente - ecco la luce! - nulla
più di un cadavere non necessariamente morto.
Quanto
al resto delle questioni - robette come: immortalità, anima, bene
morale, senso della vita, ecc.: queste zavorre di Insolubili! - lo
si lascia al placebo esausto ma sperimentato dei preti: anche se
forse già in attesa inconscia d’arraffare e ridurre a
controllabili minimi termini anche questo malloppo!... Promessa
mantenuta all’alba del secol seguente, grazie al rasoio
taglientissimo e micidiale del dottor Freud!
Come
sapeva perfino Verga, la corsa vertiginosa di questa nuova
“epoca illuminata e scientifica” (M.
SHELLEY, Frankenstein)
verso
i miracoli dei raggi X e della penicillina, lascia alle spalle
strane figure incongrue e tragici martiri incompiuti: fu la
stagione - breve - gli
incauti medici paradossali, gli anatomisti prometeici, i chimici
trascendentali, i febbrili alambiccatori dell’impossibile!
Fu
un fascio di Faust che credette - fino all’isteria geniale! -
che la vera frontiera della nuova medicina fosse proprio
l’azzurra Metafisica, la conoscenza della notturna ’Essenza
delle cose!
- E dunque: tutto un cercare anima nei corpi, e vita nei cadaveri,
e tracce morali nell’emoglobina!
Certo
non per loro scrisse Kant...
Per
questi mistici del bisturi e della chimica, ben altro destino che
rassegnarsi nell’angolino ascetico ed anonimo dei balzachiani
medici di campagna! Quello che andava scosso alle radici era
proprio “il diciannovesimo secolo scientifico, scettico e
pratico”
(dott.
Helsing in: B. STOKER, Dracula)!
La
nuova superstizione sarebbe infatti addirittura più oscurantista
delle precedenti, perché, credendo solo all’EVIDENZA MATERIALE
e dunque sperimentabile delle cose, non si può che finire in un
lampo a “non credere in ciò che non si può spiegare” (ibid.)!
Ma
che crollo, questo, della Medicina, fino a ieri era disposta a
vendere l’anima al diavolo per una scintilla di Dio! Ritrovarsi
precipitati dal tormentato empireo di Faust alla pratica insulsa
del clistere e del catatere quotidiano, senza potervi porre più
NULLA in mezzo!, ecco un lutto addirittura catastrofico:
“Una
cosa era quando i maestri della scienza miravano all’immortalità
e al potere; tali intendimenti, per quanto folli, erano grandiosi;
ma ora l’ambizione del ricercatore sembrava limitarsi
all’annientamento di quei miraggi sui quali principalmente si
fondava il mio interesse per la scienza. Mi si richiedeva di
scambiare chimere di sconfinata grandezza con realtà di poco
valore.”
(M.
SHELLEY, Frankenstein).
E
qui è facile incollare, come conclusione inevitabile, l’hybris
di Jekyll: “Fu
quindi la natura esigente delle mie aspirazioni (...) a fare di me
quello che divenni” (R.
L. STEVENSON, Lo strano caso
del dottor Jekyll e del signor Hyde).
Ma
proprio Kant, come poi leggeremo nel fulmineo bignami del giovane
Wittgenstein, scriveva che lo SPIEGABILE non è che la goccia
umana che si separa dall’infinito incomprensibile dell’Essere!
- Come allora rassegnarsi? “Siamo nel diciannovesimo secolo,
estremamente moderno. Eppure, se i miei sensi non m’ingannano, i
secoli antichi avevano, e hanno un certo potere che la sola
“modernità” non può soffocare”
(dott.
Helsing in: B. STOKER, Dracula).
Certo,
del resto, che queste mirabolanti eresie, questo inebriante
precipitarsi da Icari sublimi nella stravaganza dell’invisibile,
ha una fine segnata: nel fondo d’una tragedia sempre stoicamente
accettata, non si potrà alla fine che riconoscere che è sempre
“male sciogliere i vincoli che Dio ci impose” (R.
L. STEVENSON, esergo a: Lo
strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde).