"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 9, dicembre 2004                                       


Ogni scrittore, come ogni persona, ha le sue stelle d’orientamento, e a sua volta è stella (danzante?) per altri. 

Proviamo a segnalarne qualcuna

 

Cechov, Céline, Bulgakof, Benn: I medicamenta del dottor Scrittura 

 


 

 

13. Nabokov

 

 

 

 


 

“A tutta prima pensai di laurearmi in psichiatria, come tanti talenti manqués; ma ero ancor più manqué. La mia era una peculiare spossatezza (mi sento così oppresso, dottore, fate qualcosa) e passai così alla letteratura inglese…” - Così Humbert Humbert in Lolita, condividendo Nabokov la stessa feroce avversione per gli psicoterapeuti, il che definisce quasi per intero gli scarni rapporti che l’autore ha con la classe medica. 

 

Sempre in Lolita si parla “del celebre medico profugo noto per la sua specialità di far credere ai pazienti di aver assistito al proprio concepimento”, mentre in Ada è il dottor Sig Heiler (heil è guarire, in tedesco), “che tutti veneravano come un grand’uomo e un quasi-genio nel senso consueto della quasi-birra”, che viene descritto come “un vecchio lievemente deforme, ma non laido”. 

 

Nella conferenza del dottor Veen, sempre in Ada, il pensiero si fa più esplicito: 

 

“L’errore…l’indecente, ridicolo e volgare errore degli psicanalisti tipo Signy-Mondieu, consiste nel fatto che essi considerano un oggetto reale, un pompon, diciamo, o un cetriolo (effettivamente veduti in sogno dal paziente) come un’astrazione significativa dell’oggetto reale, come il bonbon di uno zoticone o una metà del busto, non so se mi spiego. Non può esservi alcun emblema né alcuna parabola nelle allucinazioni di un idiota del villaggio o nel sogno fatto stanotte da uno qualsiasi di noi in quest’aula. In tali visioni casuali, nulla – sottolineare “nulla” – può essere interpretato come qualcosa di decifrabile da parte di un medico-stregone successivamente in grado di guarire un pazzo o di consolare un assassino attribuendo la colpa a genitori troppo affettuosi, troppo malvagi o troppo indifferenti…piaghe segrete che il ciarlatano adottivo finge di guarire medianti costosi festival di confessioni.”

 

Nonostante la radicalità delle sue posizioni anti-psichiatriche, la follia è sempre la malattia più rappresentata nei libri nabokoviani: nella follia trovano rifugio, per motivi diversi, Aqua, Luzin, Krug, Kimbote, ed anche Humbert. 

 

Scetticismo e sospetto investono in tutti i casi la classe medica nell’esercizio delle sue funzioni: Lolita viene ricoverata nell’ospedale di Elphinstone dal dottor Blue, “la cui scienza era infinitamente inferiore alla fama di cui godeva” e che si rivelerà il mezzo con cui Quilty e il destino si prenderanno gioco di Humbert; nei Bastardi è la moglie di Krug a subire un’operazione sbagliata che la conduce a morte, mentre la polmonite fatale di Martha in Re Regina Fante libera Franz da un incubo kafkiano. 

 

I medici davanti alla malattia sono sempre impotenti: sia in Risata nel buio, dove Albinus resta cieco nonostante la sua ricchezza, sia in Lik, attore di teatro malato di cuore; sia nel caso dello stesso Nabokov: alcuni anni prima della morte per un grave edema polmonare all’ospedale di Lausanne a Montreaux,  i medici avevano riscontrato dalle radiografie un’ombra dietro il cuore: “Un bel titolo per un cattivo romanzo” fu il suo commento.

 


 

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