“A tutta prima pensai di
laurearmi in psichiatria, come tanti talenti manqués; ma ero ancor più manqué.
La mia era una peculiare spossatezza (mi sento così
oppresso, dottore, fate qualcosa) e passai così alla
letteratura inglese…” - Così Humbert Humbert in Lolita,
condividendo Nabokov la stessa feroce avversione per gli
psicoterapeuti, il che definisce quasi per intero gli scarni
rapporti che l’autore ha con la classe medica.
Sempre in Lolita si parla “del celebre
medico profugo noto per la sua specialità di far credere ai
pazienti di aver assistito al proprio concepimento”, mentre in
Ada
è il dottor Sig Heiler (heil
è guarire, in tedesco), “che tutti veneravano come un
grand’uomo e un quasi-genio nel senso consueto della
quasi-birra”, che viene descritto come “un vecchio
lievemente deforme, ma non laido”.
Nella conferenza del dottor
Veen, sempre in Ada,
il pensiero si fa più esplicito:
“L’errore…l’indecente,
ridicolo e volgare errore degli psicanalisti tipo
Signy-Mondieu, consiste nel fatto che essi considerano un
oggetto reale, un pompon, diciamo, o un cetriolo
(effettivamente veduti in sogno dal paziente) come
un’astrazione significativa dell’oggetto reale, come il
bonbon di uno zoticone o una metà del busto, non so se mi
spiego. Non può esservi alcun emblema né alcuna parabola
nelle allucinazioni di un idiota del villaggio o nel sogno
fatto stanotte da uno qualsiasi di noi in quest’aula. In
tali visioni casuali, nulla – sottolineare “nulla” –
può essere interpretato come qualcosa di decifrabile da parte
di un medico-stregone successivamente in grado di guarire un
pazzo o di consolare un assassino attribuendo la colpa a
genitori troppo affettuosi, troppo malvagi o troppo
indifferenti…piaghe segrete che il ciarlatano adottivo finge
di guarire medianti costosi festival di confessioni.”
Nonostante la radicalità delle
sue posizioni anti-psichiatriche, la follia è sempre la
malattia più rappresentata nei libri nabokoviani: nella follia
trovano rifugio, per motivi diversi, Aqua, Luzin, Krug, Kimbote,
ed anche Humbert.
Scetticismo e sospetto investono
in tutti i casi la classe medica nell’esercizio delle sue
funzioni: Lolita viene ricoverata nell’ospedale di Elphinstone
dal dottor Blue, “la cui scienza era infinitamente inferiore
alla fama di cui godeva” e che si rivelerà il mezzo con cui
Quilty e il destino si prenderanno gioco di Humbert; nei Bastardi
è la moglie di Krug a subire un’operazione sbagliata che la
conduce a morte, mentre la polmonite fatale di Martha in Re
Regina Fante libera Franz da un incubo
kafkiano.
I medici davanti alla malattia
sono sempre impotenti: sia in Risata
nel buio,
dove Albinus resta cieco nonostante la sua ricchezza, sia in Lik,
attore di teatro malato di cuore; sia nel caso dello stesso
Nabokov: alcuni anni prima della morte per un grave edema
polmonare all’ospedale di Lausanne a Montreaux, i medici
avevano riscontrato dalle radiografie un’ombra dietro il cuore:
“Un bel titolo per un cattivo
romanzo” fu il suo commento.