"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 9, dicembre 2004                     


Ogni scrittore, come ogni persona, ha le sue stelle d’orientamento, e a sua volta è stella (danzante?) per altri. 

Proviamo a segnalarne qualcuna

 

Cechov, Céline, Bulgakof, Benn: I medicamenta del dottor Scrittura

 


 

 

12. Tolstoj

 

 

 


 

Krejcerova Sonata

 

Lev Nìkolaevìc Tolstoj si sarebbe eccitato ancora al concerto salimburghese d’agosto dove Maxim Vengerov,  imbracciando uno Stradivari del 1727 appartenuto a Radolphe Kreutzer, ha travolto il pubblico con  virtuose sonate?  Occhi scuri e sgranati, voce suadente racconta che gli piace coinvolgere il pubblico e, senza contaminare i generi musicali,  il violinista  errante su una via lattea costellata di concerti con Abbado, Mehta, Muti , Giulini, si ripropone di studiare (e di ballare) anche il tango (Piazzolla) in un anno sabbatico. A Salisburgo esegue sonate di Bach e di Brahms e poi la seduzione finale con la Sonata a Kreutzer di Beethoven. Al pianoforte Fazyl Say.

‘…Con l’influenza soprattutto del violino che si esercita su una natura sensibile alla musica…’. - Il  passaggio dalla sonata eseguita  al Grosses Festspielhaus  alle scene da un matrimonio tolstojane è un passetto corto/lungo la via irta di spine che  s’inerpica sul  Golgota. 

De La sonata a Kreutzer di Tolstoj,  più di un secolo fa,  fu entusiasta persino lo zar che consentì la pubblicazione del lungo,  unico monologo,  malgrado la censura.  Come per tutti i più prelibati bocconi letterari,  dire lungo è sicuramente ingiusto perché si offusca banalmente  la brevità avvincente di questo assolo della letteratura che, come altri, si confida al lettore estraendo sussurri e grida dagli strati profondi.  Da tale confidenza, come quella del vecchio marinaio che  trattiene l’ospite nuziale,  non puoi divincolarti: devi ascoltare fino alla fine.

Nelle pagine finali si annusa  forte odore di ‘queste schifezze medicinali, iodoformio, fenolo’  C’è una ferita grave : …giaceva su dei cuscini che la tenevano sollevata e aveva la camicetta slacciata. Sulla ferita era stato appoggiato qualcosa. Nella stanza c’era un forte odore di iodoformio… Poi il suo volto sfigurato ebbe un sussulto e si raggrinzì. Gli occhi lucidi di febbre, delirio, paura’.  

C’è anche un medico, il medico di una volta, il medico/consigliere di lei:  il dottor Ivan Fedorovic. 

Il delirio, certo,  è dovuto alla ferita inferta dalla lama che ha lacerato le carni della moglie, ma il delirio è anche quello della gelosia impazzita del marito che non accetta che lei si emozioni ancora.  Qui non ci sono il moro eroico e la bella bianca, nessun fazzoletto: c’è il violino, c’è la musica, e la gelosia divampa cieca senza lasciar neppur un filo verde dietro a sé,  solo la steppa.   

Nessuna conclusione, a parte la morte di lei e tanti bambini con le faccine spaventate ed orfane, e il padre in prigione. Nessuna conclusione. Solo qualche greve domanda in petto sui lacci mortali che soffocano i sentimenti e le libertà, soprattutto femminili.  

Perché  questo genere di  romanzo romanza la realtà, la pittura di scrittura, non l’inventa, purtroppo. 


 

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