Krejcerova
Sonata
Lev
Nìkolaevìc Tolstoj si sarebbe eccitato ancora al concerto
salimburghese d’agosto dove Maxim
Vengerov, imbracciando
uno Stradivari del 1727 appartenuto a Radolphe Kreutzer, ha
travolto il pubblico con virtuose
sonate? Occhi scuri e
sgranati, voce suadente racconta che gli piace coinvolgere il
pubblico e, senza contaminare i generi musicali,
il violinista errante
su una via lattea
costellata di concerti con Abbado, Mehta, Muti , Giulini,
si ripropone di studiare (e
di ballare) anche il tango (Piazzolla)
in un anno sabbatico. A
Salisburgo esegue sonate di Bach e di Brahms e poi la seduzione
finale con la Sonata a Kreutzer di Beethoven. Al pianoforte Fazyl
Say.
‘…Con
l’influenza soprattutto del violino che si esercita su una
natura sensibile alla musica…’.
- Il passaggio
dalla sonata eseguita al
Grosses Festspielhaus alle
scene da un matrimonio tolstojane è un passetto corto/lungo
la via
irta di spine che s’inerpica
sul Golgota.
De
La sonata a Kreutzer di
Tolstoj, più di un
secolo fa, fu
entusiasta persino lo zar che consentì la pubblicazione del
lungo, unico monologo,
malgrado la
censura. Come per
tutti i più prelibati bocconi letterari,
dire lungo è sicuramente ingiusto perché si
offusca banalmente la
brevità avvincente di questo assolo della letteratura che, come
altri, si confida al lettore
estraendo sussurri e grida dagli strati profondi.
Da tale confidenza, come quella del vecchio
marinaio che trattiene
l’ospite nuziale, non
puoi divincolarti: devi ascoltare fino alla fine.
Nelle
pagine finali si annusa forte
odore di ‘queste schifezze medicinali, iodoformio, fenolo’
C’è una ferita grave : ‘…giaceva
su dei cuscini che la tenevano sollevata e aveva la camicetta
slacciata. Sulla ferita era stato appoggiato qualcosa. Nella
stanza c’era un forte odore di iodoformio… Poi il suo volto
sfigurato ebbe un sussulto e si raggrinzì.
Gli occhi lucidi di febbre, delirio, paura’.
C’è
anche un medico, il medico di una volta, il medico/consigliere di
lei: il dottor Ivan
Fedorovic.
Il
delirio, certo, è
dovuto alla ferita inferta dalla lama che ha lacerato le carni
della moglie, ma il delirio è anche quello della gelosia
impazzita del marito che non accetta che lei si emozioni ancora.
Qui non ci sono il moro eroico e la bella bianca, nessun
fazzoletto: c’è il
violino, c’è la musica, e la gelosia
divampa cieca senza lasciar neppur un filo
verde dietro a sé, solo
la steppa.
Nessuna
conclusione, a parte la morte di lei e tanti bambini con le
faccine spaventate ed orfane, e il padre in prigione. Nessuna
conclusione. Solo qualche
greve domanda in petto sui
lacci mortali che soffocano i sentimenti e le libertà,
soprattutto femminili.
Perché
questo genere di romanzo
romanza la realtà, la pittura di scrittura, non l’inventa,
purtroppo.