"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 9, dicembre 2003

 


Cechov, Céline, Bulgakof, Benn: I medicamenta del dottor Scrittura

 

5.  Diagnosi di campagna

 

 

 


 

 Bulgakov

 

Quando Čecov scrisse, nel 1897, il racconto Muziki, immaginava che non poteva piacere a  Tolstoj. E infatti. Questo perché i punti di disaccordo tra Čecov e Tolstoj erano in fondo solo due: la medicina e i contadini. All’opposto dell’evangelico padrone di Jasnaja Poljana, il dottor Čecov, medico di campagna che del resto li curava gratis, vedeva i contadini ignoranti, violenti, inguaribilmente primordiali: cosa sarebbe potuto venire di buono da loro?

 

Vent’anni dopo, la situazione il medico di campagna Bulgakov la penserà allo stesso modo: “Nei confronti del popolo Bulgakov ignora quella sorta di idolatria tipica di tanti intellettuali russi suoi contemporanei, generata dal senso di colpa nei confronti di coloro che solo mezzo secolo prima erano “servi della gleba”. La sua visione ricorda piuttosto quella cechoviana – il lucido sguardo dell’uomo di scienza cui non sfugge l’incivile rozzezza dei contadini, la, loro aggressiva diffidenza nei confronti dei “colti” e che al tempo stesso ha una ferma coscienza del proprio dovere: curarli, istruirli, portare tra loro la luce della civiltà.

(Marietta Čukadoka, “Introduzione” a M. BULGAKOV, Romanzi e racconti). 

 

Da ciò la convinzione che una rivoluzione avrebbe ripetuto il disastro di Pugaciov che leggi ne La figlia del capitano di Puškin. E infatti: 

 

Un’ipotesi attendibile attribuisce a Bulgakov l’articolo L’inquisizione sovietica (Dal taccuino di un reporter), comparso alla metà di settembre in alcuni numeri del giornale “Kievskoe echo” (L’eco di Kiev), a firma “Mich. B.”. Con la spietata lucidità del medico e un odio incondizionato verso coloro che torturano e uccidono uomini disarmati, l’autore racconta degli sventurati cui viene ordinato “di denudarsi e di stendersi sul gelido pavimento di pietra: pozze di sangue umano, schizzi di materia cerebrale, fegati calpestati dagli stivali, fiele… E contro le persone nude, sdraiate sul ventre, il volto nella terra, sparavano a bruciapelo con pallottole esplosive che distruggevano completamente la scatola cranica rendendo irriconoscibili i cadaveri. (Ib.)

 


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