“Tra
gli intellettuali moscoviti è uno dei pochissimi che non si è mai
aspettato nulla di buono da qualsivoglia rivoluzione, e dunque non
è stato minimamente sfiorato dalla delusione. Fin dai primi giorni
della sua esistenza moscovita ha cominciato a sottolineare il suo
conservatorismo anche nell’aspetto esteriore (il collettino
inamidato, un monocolo assurdo e fuori luogo nelle redazioni dei
giornali o alle letture pubbliche degli anni Venti),
nell’autoritratto che le sue opere vanno man mano tratteggiando. Ha
intitolato Appunti sui polsini una delle sue prime prose,
quando i nuovi padroni della vita russa non sanno più cosa siano
polsini e gemelli, e con ogni possibile mezzo legale ha affermato e
continua ad affermare in modo dimostrativo il suo legame con la
Russia prerivoluzionaria.” (M.
Čukadoka, “Introduzione” a M. BULGAKOV,
Romanzi e racconti).