Dalla
lega nazionalsocialista dei Medici non avevo niente di buono da
aspettarmi. Mi aveva già escluso, nel 1933, da una lista di medici
autorizzati a rilasciare certificati. Mi ribellai in modo energico al
provvedimento e chiesi spiegazione. Così, un pomeriggio, menter stavo
visitando, fui chiamato al telefono (era, come appresi, il presidente
della lega dei Medici, più tardi fucilato durante il “colpo di
Stato Röhm”). Mi fece: “Lei chi è, brav’uomo? Ha combattuto
con noi? Non faccia tanto l’arrogante - vedo dalla Sua scheda che
Sua madre era una Jequier di nascita; può anche darsi che sia
straniera, però in buon tedesco si chiama Jakob. E’ un’ebrea,
insomma. E Lei non me la dà a bere!” Attonito riappesi il
ricevitore, questo non era certo il tono con il quale solevano
trattare fra loro i medici. Poi venne l’istruzione serale a cui
tutti avevano l’obbligo di partecipare, se volevano conservare
l’abilitazione alla professione. Tra i temi svolti c’era appunto
quello razziale. “immaginatevi un compressore Daimler-Benz che debba
essere montato su una piccola Opel: non va, non può funzionare.” In
tal modo ci venivano proposte argomentazioni contro il matrimonio fra
ariani e non-ariani.
(G. BENN, Doppia vita, 1950)