di
Augusto Benemeglio
“L’infinito
oceano... il mar che non ha lito...”,
“la
progenie infinita degli animali..”,
”l’aria infinita, e quel
profondo infinito seren....”, “
il tacito infinito andar del tempo” e tutta la serie di riflessioni dello Zibaldone
sulla nostra incapacità di comprendere la nozione di infinito e
insieme “la
tendenza nostra verso un infinito che non comprendiamo”, tendenza che si dà solo nell’immaginazione ...
Leopardi, in realtà, è un grande
teatrante che mette in scena il proprio dramma interiore, che è poi
il dramma dell’esistenza. Nelle sue
poesie si trova più spesso un teatro delle immagini che un
vero e proprio discorso lirico; e puro teatro delle idee sono le Operette
morali
in cui l’autore, scrivendole, si proponeva di ridere sulle
cose serie...
Insomma
il brutto e sfortunato anatroccolo, abbandonato nell’universo,
ingannato fin dalla nascita, privo dell’amore materno, offeso nel
corpo dall’onnipotente Natura, represso dall’educazione cattolica,
sconsolatamente onanistico... si
è preso una bella rivincita su quel “granel di sabbia” che è la
terra, su questo Globo ove l’uomo è “nulla”.