"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 8 luglio 2004

 

Elogio degli uccelli di Giacomo Leopardi


 

 

 


 

11.  Ali, alucce 

 

 

                                                           “similmente io vorrei, per un poco di tempo, 

essere convertito in uccello...” 

(Elogio degli uccelli)

 

                                                                                     “Forse s’avess’io l’ale

da volar su le nubi...  

(Canto notturno, v. 133-4)

 

               “Volàr per tratto immenso ed infiniti

Vider gioghi dall’alto e mari e liti.” 

   (Paralipomeni della Batracomiomachia, VII, 24)

 

Vera ossessione, quella di Leopardi per il volo, quasi fosse la reincarnazione poetica di Leonardo! - Il desiderio del filosofo solitario di farsi uccello e di volare almeno per un po’ torna appunto identico nel Canto notturno del pastore errante dell’Asia, e viene esaudito nel caso del Copernico, che sull’ali dell’Ora Ultima (“Montami in sulle spalle; e lascia fare a me il resto”) viene portato al cospetto del Sole: qui i modelli più evidenti, meravigliosamente parodiati, sono l’Ippogrifo di Ariosto e il Gerione di Dante.

 

Soprattutto, fantasticamente volante è la coppia di Dedalo e del topo Leccafondi nei Paralipomeni della Batracomiomachia, dove il viaggio ultramondano per “Degli animali ritrovar l’inferno” (VII, 11), viene compiuto grazie ad ali apposite progettate da Dedalo, inventore incredibile, nonché unico uomo del poema dei topi delle rane e dei granchi, nonché infine, con ogni probabilità, solo omonimo del celebre inventore del labirinto, oltre che delle ali sue e del banalissimo Icaro suo figlio.

 

La coppia Dedalo-Leccafondi ricorda Topolino che si rivolge ad Archimede Pitagorico per ogni bisogna che necessiti di armamentari tecnologicamente ancora imprevedibili. Così al topo “d’alucce armogli l’uno e l’altro lato” (VII, 21), l’inventorene appresta un paio per se stesso “accomodate alla statura umana” (VII, 23)

La coppia comica per contrasto è dunque pronta: “Parea Dedalo appunto un uccello grosso, / L’altro al suo lato appunto un pipistrello” (VII, 24).

 

E’ l’inizio del viaggio per l’averno degli animali, volo senza fretta, panoramico e stupefacente su e giù per tutta la Terra. Alla fine di tanta meraviglia, i due planano sull’isola dove albergano tutti gli animali morti: invenzione tra le supreme di Leopardi (e dove si sente il Purgatorio di Dante in ogni verso)...

 

Un legame forte tra lElogio degli uccelli e la Batracomiomachia è individuato da Angela Ferraris: “Dedalo riecheggia la figura di Amelio, il «filosofo solitario» dell’Elogio degli uccelli, intento a scrutare i segreti della complessa simbologia del canto dei volatili. Ciò che accomuna Dedalo e Amelio, l’ «indifferente», è appunto l’attitudine d’intimo distacco, di «indifferenza» con cui entrambi i filosofi solitari guardano alla vita umana, considerandola alla stessa stregua di quella animale” (A. FERRARIS, L’ultimo Leopardi).

 


 

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