"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 8, luglio 2004                                         


Ogni scrittore, come ogni persona, ha le sue stelle d’orientamento, e a sua volta è stella (danzante?) per altri. 

Proviamo a segnalarne qualcuna

 

L'Elogio degli uccelli di Giacomo Leopardi 

 


 

 

7. Katherine Mansfield

 

 


 

Un colibrì della Nuova Zelanda

 

Lei è così nei  brevi racconti : storie  dove l’ arte sottile  s’intestardisce sui sottintesi, le cose sottaciute o delle quali viene fatto lampeggiare un bagliore, subito rabbuiato dalla complessità dei sentimenti della vita. Quando la Woolf  prestidigitava ancora col racconto vittoriano e Hemingway aveva scritto solo Su nel Michigan,  lei dava vita a questi brevi scritti laconici fustigando un po’  lustrini e ciarpami dell’Europa benpensante.  K. Mansfield alla zampata vittoriana sfuggì, venuta da un mondo più libero… questo suo reale essere ‘outsider’ e autodidatta  le sgombrò non poco il campo… (Introduzione di A. Guiducci a Felicità ed altri racconti).

 

  Proprio con gli uccelli Katherine ondeggiò il fazzoletto col quale salutare questo  mondo. Perché, - si chiedeva in questo periodo a Montana, -perché non c’è nulla di illimitato? ed abbozzò Il nido delle colombe (The Doves’ Nest) un racconto più lungo che rimase incompiuto.  Era il gennaio del ’22 quando si fece bruciacchiare di nuovo dalle radiazioni e poi vivendo la vita di un cadavere scappò di nuovo in Svizzera, questa volta a Sierre dove decise di far a meno del  suo uomo senza carattere: la separazione compie mai miracoli?

 

Nel supremo, forse dei suoi racconti,  Il nido delle colombe,  raccontò  le giornate di due ricche inglesi sulla Costa Azzurra, che lei aveva visitato con la soffice automobile della cugina. Qualcuno potrebbe dire che la loro era una vita inutile. Ma perché l’esistenza apparente e inutile – avrebbe risposto la Mansfield – dovrebbe essere meno preziosa di quella utile e profonda?... Mrs. Fawcett, vedova da qualche tempo, sua figlia Milly e la dama di compagnia, hanno il coraggio di invitare a pranzo un uomo – un leone vivo, un leone vero che odorava appena di Eau de Cologne e aveva la punta del fazzoletto che gli sbucava candida dal taschino come un fiocco di neve. … I cappelli della signora, la timidezza della figlia, la cattolica Miss Anderson, la cuoca, il gorgonzola, il gong e l’eccitazione che l’arrivo di un uomo provoca nel  nido delle colombe. (Pietro Citati, Vita Breve di Katherine Mansfield).

Rimase un racconto incompiuto che se ne volò via esangue,  sbiancato,  con lei,  seppur Katherine provò e riprovò a finirlo, forse perché serbava in seno il profumo del romanzo, del suo primo romanzo.

L’altro racconto, proprio l’ultimo gorgheggio che scrisse é The canary, altro uccello che troviamo nel nido della Mansfield, sempre selvaggetta, non suffragetta,  scorticata più che mai e cechoviana. Avrebbe potuto essere un colibrì, dal velocissimo battito d’ali che fa rima coi  battiti del cuore,  magari in un giardino di ciliegi. E’ un canarino invece l’ultimo protagonista dei suoi lampeggi. Tre pagine modulate tra ‘hop hop’ e ‘Sweet!Sweet!’ dove non ci viene svelato neppure il nome della donna  che ci fa vacillare con folate denudanti di libeccio esistenziale. Conta il momento, l’attimo che racchiude in sé la memoria, il presente, la solitudine,  la pietà e un sogno tremendo.


 

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