"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 7, maggio 2004

 


"Fondamenta degli Incurabili" di Iosif Brodskij

 

 

9.  Alfieriana

 

 

 


“Dai romantici noi abbiamo ereditato l’idea del poeta che getta il guanto in faccia al suo tiranno. Orbene, ammesso che ci sia mai stata un’epoca in cui sfide del genere erano possibili, oggi un atto simile è semplicemente assurdo: i tiranni non sono più disponibili p’er un tête-à-tête di questo tipo. La distanza tra noi e i nostri padroni può essere ridotta soltanto dai padroni, e ciò avviene assai raramente. Un poeta si mette nei guai non tanto per le sue idee politiche quanto per la sua superiorità linguistica e, implicitamente, psicologica. Il canto è una forma di disobbedienza linguistica e le sue note gettano un’ombra di dubbio su ben altro che un concreto sistema politico: mettono in discussione tutto l’ordine esistenziale. E il numero degli avversari cresce in proporzione.” (Fuga da Bisanzio).

Alfieriana ovviamente perché, per noi italiani, Alfieri è stato quello che di più ha sentito come il cuore etico e tragico della letteratura sia la lotta senza fine del Poeta col Tiranno. - Brodskij, che forse non lo lesse mai, ritrova il medesimo in Mandel'stam, nel suo dilemma archetipo tra poeta e impero (Fuga da Bisanzio).

 

Anche in Brodskij la lotta tra Poeta e Potere è un centro perenne; e anche in lui la visione è alfierianamente manichea, e cioè giusta. - Stiamo per finire un riassunto romantico: scrivere per Brodskij è disobbedire, e quella scrittura interiore che chiamiamo lettura lo è altrettanto. Scrivere e leggere bene sono disobbedienza al massimo grado: tra le più nobili date alla specie, poichè fanno sfuggire chi vi si avventura dallo stereotipo kitsch della frase fatta, dal lato entropico e politico del linguaggio. Al contrario, buona scrittura e buona lettura sono complici fraterne del lato quantistico dell'uomo, sollecitandolo agli incanti imprevedibili, alla solitudine intrepida. All'opposto dello Stato, infatti, la poesia mette un punto di domanda sull'individuo stesso:

 

E’ questo il motivo per cui l’arte in generale, la letteratura in special modo e la poesia in particolare non sono propriamente apprezzate dai paladini del bene comune, dai padroni delle masse, dagli araldi della necessità storica. Giacché là dove l’arte è passata, dove una poesia è stata letta, costoro scoprono, in luogo dell’atteso consenso e dell’unanimità prevista, solo indifferenza e polifonia; in luogo della volontà di agire, disattenzione e insofferenza.” (Profilo di Clio).


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