"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 7 maggio 2004

 

"Fondamenta degli Incurabili" di Iosif Brodsky


 

 


4.  Scientismi 

 

“La lirica è la forma suprema di eloquio umano in qualsiasi cultura. Una società che non è capace di leggere o di ascoltare i poeti si condanna a gradi inferiori di articolazione – al grado del politicante, del commerciante o del ciarlatano -, in breve, a quello che è il suo grado corrente. Abdica, in altre parole, al proprio potenziale evolutivo, perché ciò che ci distingue dal resto del regno animale è proprio il dono del linguaggio. L’accusa che spesso si muove alla poesia – che è difficile, oscura, ermetica e via di seguito – sta indicare non già lo stato della poesia, ma, francamente, il piolo della scala evolutiva su cui la società è rimasta bloccata.” 

(I. BRODSKIJ, Dolore e ragione).

Incommensurabili i vantaggi garantiti dalla padronanza di lingue scientifiche per chi pratica scritture artistiche! - Né occorse aspettare illuministi solerti ed eleganti per saperlo: basti ricordare il John Donne riletto nel numero precedente del c.s.: quel funambolo, da dantista grandioso, quintessenziava scrittura, sonetti prima e sermoni poi, essendosi fatto saturo di cosmologie, geografie, e, naturalmente, Anatomie! 

In questo, del resto, per niente diverso dai suoi contemporanei geniali.

Rispetto allo scialo degli elisabettiani e in generale dei barocchi, la scrittura che spiegò Newton alle Dame potrebbe apparire fin troppo casta, per non dire servile, già percorsa com’è dal brivido di un insorgente e presto irrefrenabile inferiority complex

:Niente del genere, però, nel drastico Brodskij, che, tra le mille cornucopie di metafore che le scienze offrono generose alla scrittura, predilesse secco quelle del bios. Anche all’inizio di Fondamenta degli Incurabili, gli è così necessario scrivere “struttura genetica”, “ipotalamo”, “ossigeno”, “molecole”… e poi “cordati”, “ittiosauro”, “evoluzionistico”…

Il suo "cannochiale" è stato in particolare darwiniano (e viene in mente l’omaggio bellissimo di Osip Mandel’stam allo stile letterario dei naturalisti, e in particolare proprio al dickensiano autore dell’Origine della specie - vedi Viaggio in Armenia, Adelphi 2002). 

Dal darwinismo, Bordskij mutuò soprattutto l’idea madre della poesia come stadio supremo dell'evoluzione: assioma ripetuto più volte in saggi, discorsi, interviste (vedi citazione in alto).

Al contrario, né in prosa né in poesia, presenze significative dei Big Bang einsteiniani e tanto meno dei paradossali scantinati abitati dai Quanti di Heisenberg e Feyman. 

Quanto alle scienze della cura, la cinica medicina invece incombe, come incombe - specie in tutti i suoi pellegrinaggi - la cardiopatia dell’autore. Se invece la psicoanalisi qua e là appare, è solo per controcanto ironico, essendo uno degli idola del lato frivolo del secolo (“data la natura della realtà umana, l’interpretazione dei sogni è una tautologia”, Fondamenta).

Leggendo infatti il Brodskij fatto solo “di nervi” (Fondamenta), pare che da Freud sia sgorgato giusto un romanzetto alla Jules Verne, un baedeker troppo poco esoso per gli ingorghi inferi dell'umana psicosi: la sua pratica va considerata un po’ come, sempre in Fondamenta, i giretti queruli e diligenti dei tedeschi in bermuda e a frotte tra San Marco e Rialto.

(Del resto, non sarebbe evoluzione se non ci fossero oscillazioni avanti e indietro, Profilo di Clio)

 


 

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