"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 7 maggio 2004
"Fondamenta degli Incurabili" di Iosif Brodsky |
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3. Self-labirinti
“paradiso è dunque una miscela di Venezia e di Nord” (Fondamenta degli incurabili) Quando, stringa segreta ed esatta, tutto il Tempo che sta per venire è raggomitolato in un istante solo, tutti diciamo “destino”. Eccolo: Venezia è un labirinto che comincia già dal bordo dei binari ciechi della stazione di Santa Lucia. Dicembre, notte. Appena uscito sullo spiazzo che dà sul Canal Grande, Brodskij si risveglia nell’estensione spaziale e paradisiaca di se stesso, con “la sensazione di essere entrato nel mio stesso autoritratto sospeso nell’aria fredda”. Per questa aurora buia di felicità e infinito, fa tutto, “suprema beatitudine, l'odore di alghe marine sotto zero”: “una questione di molecole, e la felicità, suppongo, scatta nel momento in cui captiamo allo stato libero gli elementi che compongono il nostro essere”. Già non basta un racconto di Borges. Il labirinto a cui Brodsky sta per darsi senza ritorno non è la trappola capziosa di un Dedalo. Anche se, rispetto all’archetipo, tutto torna in fondo non molto diversamente di quanto leggi nei più celebri ed epifanici sperdimenti veneziani. (Ora saremo diligenti e citeremo: l’inevitabile Proust che ritrova il suo istante immortale nel tempo senza tempo di Venezia, e come Brodskij per un solo particolare sorprendente. - E poi, certo, tra morbi e carnevali, eros e miasmi, sia l’Andrea o i Ricongiunti di Hugo von Hofmannsthal che Morte a Venezia di Thomas Mann consegnano il lettore a sperdimenti in cui spazio e psiche coincidono sempre più fatalmente. Ma qui niente morte! Venezia è il paradiso, guarisce quanto basta i cardiopatici, gli innamorati, gli insonni, gli ossessi, gli stanchi, i morti).
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