"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 7 maggio 2004
"Fondamenta degli Incurabili" di Iosif Brodsky |
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12. Fondamenta degli Incurabili
Un po’ dietro la Dogana, la punta verso il mare aperto del sestriere Dorsoduro, e ora alle spalle della chiesa della Madonna della Salute che però allora non c’era, nel 1522 Maria Malipiero e Marina Grimani offrirono ricovero a tre donne di san Rocco affette da incurabili malattie veneree. La casa divenne presto ricovero non solo di infermi, ma anche di “orfani e putti” da avviare alla dottrina cristiana – farmaco per il quale, come pare anche il caso di Brodskij, si può del resto risultare più incurabili dei luetici.
Nella sua fondazione s’impegnò Gaetano da Thiene e in seguito i Gesuiti, tra cui addirittura Francesco Saverio. Gli Incurabili visse tanto quanto la Serenissima: ridotto a ospedale militare nel 1809, nel 1819 fu incorporato nell’Ospedale Civile. Il nome di “Incurabili” lo si trova così in tutto il circondario: lì percorrerai Campiello, Calle, Sotoportego, Fondamenta e Zattere agli Incurabili: e anche il ponte Zattere agli Incurabili, e il Campiello e il Ramo drio agli Incurabili.
Chissà cosa sapeva Brodskij di tutto questo. Magari niente. Forse si innamorò del nome, o vi baciò una donna, o tutt'e due le cose. Brodskij scrive “Fondamenta degli Incurabili” solo due volte: nel titolo e alla fine del cruciale capitolo 28, quello dell’incontro con la vedova di Ezra Pound: “Usciti di lì, girammo a sinistra e in due minuti ci trovammo alle Fondamenta degli Incurabili.” Fine… - Uno degli intimismi alla Montale del testo? Più volte pare che il libro abbia sottotraccia la voce d'una lettera privata, che accenni a qualcuno che sa perché ha condiviso. Per esempio, quando scrive della “persona che sei anni fa ha lavato e stirato la mia camicia bianca” (p. 58). E poi chissà quante altre volte. |
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