"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 7 aprile 2004

 

"Fondamenta degli Incurabili" di Iosif Brodsky

 

        

Prima fuga

Leningrado, 1955. A quindici anni, Josif Brodskij, compie il suo “primo atto libero”: si alza dalla sedia ed esce dalla sua classe, sotto lo sguardo straniato dell’insegnate, dei suoi compagni e degli onnipresenti ritratti di Lenin e Stalin.

 

“Piantai la scuola a quindici anni, e per quel che ne ricordo non fu tanto una scelta cosciente quanto una reazione viscerale. Semplicemente non potevo sopportare certe facce della mia classe – facce di compagni, ma specialmente di insegnanti. E così una mattina d’inverno, senza un motivo apparente, mi alzai in piedi nel mezzo della lezione e feci la mia melodrammatica uscita dal cancello della scuola, sapendo chiaramente che indietro non tornavo. Delle emozioni che mi dominavano in quel momento ricordo soltanto un generico senso di disgusto verso me stesso, perché ero troppo giovane e mi lasciavo mettere i piedi addosso in tante occasioni. C’era anche quella vaga ma beata sensazione di fuga, di una strada senza fine e tutta in pieno sole.”  (Fuga da Bisanzio)

 

         

Se non tutte le vite sono viaggi al fondo della notte, la sequenza di lavori del giovane Brodskij è all’altezza: all’Arsenale – produzione di cannoni, macchinari agricoli, ecc. - fa il fresatore; quindi è assistente nell’obitorio di uno degli ospedali della città. Così fino alla partenza con una spedizione geologica in cerca di uranio.

 

 “Quando avevo quindici, sedici, diciassette anni, non scrivevo molto, o meglio, non scrivevo affatto. A sedici anni ho viaggiato molto. Lavoravo per una spedizione geologica. In quegli anni i russi erano estremamente interessati alla scoperta dell’uranio. Così, ogni squadra geologica veniva dotata di un dispositivo geiger. Camminavamo molto. Andavamo sempre a piedi. Dovevamo coprire ogni giorno una distanza di circa trenta chilometri attraverso torbide paludi.” 

(Intervista a Brodskij).

 

Passa così molto tempo a Irkutsk, al confine con la Cina, e poi a Archangelsk sul mar Bianco (“paludi, paludi tremende”, Ibid.); quando fu arrestato la prima volta,  lo minacciarono di mandarlo lontano: tutti posti che aveva già conosciuto).

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