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Prima
fuga
Leningrado,
1955. A quindici anni, Josif Brodskij, compie il suo “primo atto
libero”: si alza dalla sedia ed esce dalla sua classe, sotto lo sguardo
straniato dell’insegnate, dei suoi compagni e degli onnipresenti ritratti
di Lenin e Stalin.
“Piantai
la scuola a quindici anni, e per quel che ne ricordo non fu tanto una scelta
cosciente quanto una reazione viscerale. Semplicemente non potevo sopportare
certe facce della mia classe – facce di compagni, ma specialmente di
insegnanti. E così una mattina d’inverno, senza un motivo apparente, mi
alzai in piedi nel mezzo della lezione e feci la mia melodrammatica uscita
dal cancello della scuola, sapendo chiaramente che indietro non tornavo.
Delle emozioni che mi dominavano in quel momento ricordo soltanto un
generico senso di disgusto verso me stesso, perché ero troppo giovane e mi
lasciavo mettere i piedi addosso in tante occasioni. C’era anche quella
vaga ma beata sensazione di fuga, di una strada senza fine e tutta in pieno
sole.” (Fuga
da Bisanzio)
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Se
non tutte le vite sono viaggi al fondo della notte, la sequenza di lavori
del giovane Brodskij è all’altezza: all’Arsenale – produzione di
cannoni, macchinari agricoli, ecc. - fa il fresatore; quindi è assistente
nell’obitorio di uno degli ospedali della città. Così fino alla partenza
con una spedizione geologica in cerca di uranio.
“Quando
avevo quindici, sedici, diciassette anni, non scrivevo molto, o meglio, non
scrivevo affatto. A sedici anni ho viaggiato molto. Lavoravo per una
spedizione geologica. In quegli anni i russi erano estremamente interessati
alla scoperta dell’uranio. Così, ogni squadra geologica veniva dotata di
un dispositivo geiger. Camminavamo molto. Andavamo sempre a piedi. Dovevamo
coprire ogni giorno una distanza di circa trenta chilometri attraverso
torbide paludi.”
(Intervista
a Brodskij).
Passa
così molto tempo a Irkutsk, al confine con la Cina, e poi a Archangelsk sul
mar Bianco (“paludi, paludi tremende”, Ibid.);
quando fu arrestato la prima volta, lo
minacciarono di mandarlo lontano: tutti posti che aveva già conosciuto).
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