Ovvero:
scrivere per non essere letti
“Il
cuore, ossia il sentimento di Donne, è davvero messo a nudo,
rivelato ed esplorato con sincerità quasi brutale in molte sue poesie,
ma si tratta pur sempre di un cuore “pensante”,
di un sentimento che indaga se stesso ricorrendo alle più sottili
operazioni della intelligenza. Tanto sottili da far pensare a una
deliberata oscurità, a un compiaciuto gioco intellettuale. Si ricorderà
che Ben Jonson aveva detto “that Donne
himself for not being understood would perish”;
ed infatti, se in un primo tempo la poesia del Donne trovò diversi che
ne imitarono i più appariscenti aspetti esteriori, le allusioni dotte e
recondite, le complesse strutture di immagini, la curiosa fusione di
misticismo e sensualità, essa ben presto divenne troppo oscura per i
suoi lettori, e rimase ignorata. Sembrò (ed è sembrata anche a critici
recenti) l’estremo sviluppo del gusto concettistico cinquecentesco,
filtrato attraverso l’oscuratezza deliberata, la “acutezza
recondita” del Chapmann e della sua scuola. E ne è infatti uno
sviluppo, ma al tempo stesso un arricchimento e una trasformazione.”
(G.
MELCHIORI, Introduzione a J. DONNE, Poesie e Anatomia del
mondo, Mondadori).
L'obscuritas
era non di John Donne ma delle sue poesie. Scrivendo da predicatore,
infatti, curava sermoni accuratamente compiuti, chiari benché
dotti, perfettamente conseguenti benché sottili e perfino stupefacenti.