Magari
quest’ostinarsi a riaffermare che l’amore non
muore – con relativo scialo
di figure di morte da esorcizzare: decessi che non uccidono, tombe che
non separano, decomposizioni che non intaccano la sfera mistica dei
Due… – avrebbe insospettito alquanto il dottor Freud, che vi avrebbe
scorto la dismisura di un orrore arcaico che si ipercompensa con
consolazioni un po’ troppo trionfanti, e cioè, insomma, delirando.
– Anche in questo, del resto, il fascino di John Donne, che fino alla
fine, ben dopo la morte di Anne More, continuerà il suo Duel
infinito con la Signora Inevitabile.